“Non torneremo alla normalità, perché era proprio la normalità il problema”. Questa è una delle voci raccolte in un libro appena uscito: Voci sottovuoto, Prontuario di sopravvivenza al Covid, di Marina Pompei e Carlo Bolli. Lei psicoterapeuta, lui regista: persone abituate a raccogliere storie per restituire il loro sguardo agli altri. Un libro che è un’occasione per non dimenticare ma, sopratutto, per aprirsi al futuro, a quella voglia di normalità che tutti sentiamo e che non potrà essere quella di prima.

Le voci sottovuoto sono le nostre durante il lockdown. Ritroviamo nero su bianco quel che abbiamo detto e pensato mentre eravamo chiusi in casa, o ammutoliti in fila al supermercato, o quando un vigile ci ha fermati per un controllo durante l’unica passeggiata quotidiana. Con pazienza e coraggio gli autori hanno raccolto le testimonianze in presa diretta, permettendoci ora di ri-leggere le nostre emozioni di quei giorni senza rimuoverle. Affinché possiamo trasformare l’esperienza in conoscenza.

Nel libro i frammenti delle nostre emozioni vengono ricomposti costruendo un puzzle che acquisisce nuovo significato. Una composizione che ci permette di guardare quel “corpo sociale” verso un futuro che non è mai scontato. Alcune voci sono disperate, altre meno, alcune per niente. Anzi.

È un manuale per accedere a quei segni che altrimenti cancelliamo, presi dall’ansia di tornare alla normalità di prima come se prima tutto andasse bene. Una normalità “buona” che non è mai esistita se non nelle illusioni dei nostri sogni. Come quando ricordiamo i tempi della gioventù come gli anni più belli, mentre intorno magari c’erano guerre, terrorismo, disoccupazione, miseria o droga. Non a caso sono questi i riferimenti dei protagonisti quando comparano la nostra esperienza durante il lockdown col passato.

Un libro che fa bene

Ho iniziato a leggere questo libro mentre ero vicino mio padre durante gli ultimi giorni della sua vita e l’ho terminato dopo la sua partenza. È un libro che mi ha fatto bene. Mi ha permesso di sentirmi connesso alla comunità e di percepire la vita come una condizione di enorme privilegio.

Sono stato privilegiato a essere stato vicino al mio babbo in questo modo. I libri, certi libri, sono una risorsa, ma in un paese che non legge la lettura è un lusso a basso prezzo che pochi possono permettersi. E tra tutti i libri che ci sono è difficile incappare in quelli buoni. Spesso il consiglio di un amico fa la differenza.

Per tantissimi il virus è stata l’esperienza violenta di vedere i propri affetti uscire di casa sulle proprie gambe per essere ricoverati e non vederli più tornare. Tra le ansie e i disturbi psicologici lasciati dal virus i tantissimi lutti non vissuti sono forse l’eredità più difficile da smaltire del Covid-19.

Per non dimenticare

Ma questo libro è utile a noi sopravvissuti anche per non dimenticare che ogni istante di vita è prezioso proprio grazie a quella compagna quotidiana che è la morte. Ci illudiamo di poterla allontanare da noi finché ricompare inaspettata. Ma può essere inaspettata la morte? Ci spaventa così tanto per cui la cancelliamo di continuo dalla nostra esperienza quotidiana.

Prendere il coraggio per guardarla negli occhi – come ingrediente essenziale della nostra esperienza umana – è quello che ci permette questo libro. Senza girarci dall’altra parte rifugiandoci in una delle mille occasioni che ci allontanano dal nostro sentire quando ci fa paura: cosa sono i social se non questo? Cosa è quella calamita chiamata smartphone? Oppure gli acquisti compulsivi, ma anche la disperazione per la propria condizione economica. Se siamo disperati non possiamo fare altro che subire, ma con la consapevolezza della morte possiamo alzare la testa e smettere di subire. Ribellarci anche.

Guardare la morte per quello che è, nella sua semplice drammaticità, ci permette di vivere la “normalità” in modo pieno e non passivo.

Per questo serve leggerlo, Voci sottovuoto. I protagonisti ci parlano e ci dicono che non siamo soli. Che con qualche precauzione, possiamo farcela anche questa volta. Che il ritorno alla normalità di prima non è possibile ma si può, invece, raggiungere un nuovo punto di equilibrio del nostro essere comunità.

Un’opzione che è l’unica strada possibile. Siamo al bivio da cui partono le strade per un futuro: non è dopodomani, ma qui, adesso, mentre stai leggendo questo post. Scegliere quella giusta è letteralmente una questione di vita e di morte per il nostro pianeta e per noi.

Articolo Precedente

George Floyd, i conti con la storia si fanno affrontando la realtà. A imbrattare son bravi tutti

next
Articolo Successivo

Senato, altro che maxibufala: la bestemmia c’è stata ma nessuno ne parla

next