Un piano di rilancio, la cui bozza sarà pronta per la settimana prossima, dal quale sarà poi ricavato il Recovery plan. Cioè “un pacchetto di investimenti e riforme che verranno finanziati con fondi europei”. Così lo ha definito Giuseppe Conte aprendo l’incontro con i rappresentanti delle società partecipate agli stati generali dell’economia. “Ci confrontiamo anche con voi che siete la spina dorsale del Paese: molti di voi hanno assetti di governance che rispondono a logiche di mercato e quindi dovete perseguire le finalità che una società tale deve avere. Avete delle sensibilità che ci consentono di confrontarci in modo concreto e di coinvolgervi nel raggiungimento di questi obiettivi. Le direttrici su cui ci muoviamo sono tendenzialmente tre: modernizzazione del Paese, transizione ecologica e inclusione sociale, territoriale e di genere. Non immaginiamo oggi qui di concordare nel dettaglio e nello specifico i progetti, ma riteniamo di dare a questa riunione un senso allorché voi darete contributi”, ha detto il premier.

Nell’ottavo giorno di incontri a Villa Doria Pamphilj, il capo dell’esecutivo ha spiegato che “questa è una consultazione nazionale dedicata al piano di rilancio: un piano articolato in macro-obiettivi, linee di intervento e declinati in alcuni progetti specifici. Alcuni sono più puntuali, più circoscritti come raggio d’azione, altri si tratta di obiettivi di più ampio raggio. Con cui intendiamo contribuire a realizzare il Paese che vogliamo, e abbiamo necessità di farlo perché siamo nel pieno di una pandemia che sta deprimendo il tessuto economico e sociale molto severamente”. Poi ha riassunto quella che è una vera e propria agenda della Fase 3: “Sul piano di rilancio – ha detto – confidiamo già la settimana prossima di rivedere il programma e provare a chiuderlo. Faremo un confronto con le forze politiche di opposizione, dopodiché avremo la bozza di piano di rilancio a cui lavorare alacremente nelle prossime settimane. Concretamente da questo ricaveremo il Recovery Plan che presenteremo a settembre. L’ho ribadito anche ieri al Consiglio europeo: il fatto che l’Italia, anziché come spesso accaduto in passato, sia stato il primo Paese in Ue a predisporsi a questo rilancio è un valore aggiunto”.

L’inquilino di Palazzo Chigi è intervenuto più volte su questo punto: la velocità di Roma a prepararsi alla fase di ripresa dall’emergenza scoppiata col coronavirus. “Ci viene riconosciuta – ha detto Conte – la possibilità di recuperare un gap. Abbiamo una grande responsabilità oggi, ma anche rispetto ai nostri figli e nipoti. Sta a noi tramutare la sofferenza di questo periodo in opportunità: e vogliamo farlo con voi”. Poi ha spiegato quale è secondo lui il senso del Recovery fund: “Qui non è solo questione di intervenire sui Paesi e le zone più colpite, ma predisporre sostegni economici in forma di grants and loans per quei Paesi che per fisionomia e struttura, capacità di spesa negli anni, hanno minore reazione, minore resilienza. Noi siamo tra quelli”, ha detto. Per questo, ha continuato, “nella logica europea, sarà importante rispettare il cronoprogramma, la road map ben precisa, e articolare progetti concreti”. È qui l’esecutivo interverrà con un altro provvedimento: “Assegniamo grande importanza al Decreto semplificazioni, sul quale stiamo continuando a lavorare anche in questi giorni, per cui confido che saremo pronti già la settimana prossima”.

Il provvedimento servirà “per intervenire su alcuni snodi per quanto sappiamo che un solo provvedimento normativo non possa risolvere il problema atavico di una incrostazione burocratica”. Rivolgendosi ai vertici delle società partecipate Conte ha citato “le stime che le maggiori autorità europee e internazionali hanno diffuso. Dobbiamo confrontarci con uno scenario di grande incertezza ancora – ha riconosciuto il presidente del Consiglio – Questa è una variabile in questo momento per la crescita economica, che ci impedisce di avere contezza del quadro macroeconomico nei dettagli. La nostra convinzione è tuttavia che per il nostro Paese dobbiamo creare ora le premesse per poter consentire un recupero in termini di produttività, di prodotto interno lordo”. Ma non sono solo le stime legate alla crisi economica a delutere il capo dell’esecutivo: “Siamo profondamente insoddisfatti dell’andamento di questi indici negli ultimi anni. Siamo sempre stati al di sotto della media europea. Riteniamo che il Paese abbia potenzialità di recupero superiori, di gran lunga più elevate. Non siamo ancora riusciti a esprimerle, questo evidentemente per le carenze di struttura, dei vizi ‘funzionalì che l’intero sistema Italia si porta avanti. Come superarlo? Questo crediamo sia il modo migliore. Noi oggi programmiamo questo rilancio”.

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