Non me ne ero mai resa conto poi qualche sera fa ascoltavo un duo di stornellatori. Parte integrante della tradizione romana sono gli stornelli e i loro autori storici e amatissimi da tutti i romani. Sono nate molte associazioni di cultura popolare che portano avanti musica, poesie, canzoni e testi durante occasioni di vario genere e natura: sagre e feste popolare, intrattenimento durante cene, accompagnamento durante serenate, cerimonie, feste.

Ogni occasione si presta ad accogliere queste espressioni artistiche che però hanno dei riflessi in più: accomunano, avvicinano, uniformano tutte le platee come se fossero tutti parte di un unico cuore popolare. E così senza dire nulla, senza apparenza ma solo con la sostanza di una voce che fa tremare il cuore e di un suono che penetra nell’animo essi si esibiscono spontaneamente nei centri anziani, nelle case di risposo, nelle residenze per disabili, nei centri diurni. E nulla muove in loro.

Gli abiti che ricordano la Roma di un po’ di tempo fa, quella flessione dialettale garbata e delicata che usa il tono greve a tratti ingenerato come rozzo, esplode sempre in un abbraccio che non ha bisogno di contatto fisico perché parla al dentro. Il messaggio è invisibile agli occhi. La trasmissione di quel brano, di quel pezzo recitato e interpretato, di quella battuta maliziosa non distingue ma uniforma. Non divide ma unisce, non seleziona ma amalgama.

Così da qualche anno seguo questo gruppo apprezzando in particolar modo il maestro Fabrizio Masci che, in ogni occasione, riesce a donare con una semplicità ed una modestia professionale che stupiscono delle performance umane ed artistiche che Diletta canticchia e ascolta tramite i social più e più volte al giorno. Sono talmente presenti nel nostro quotidiano che il maestro Masci con Stefania Rubegni, la nostra amatissima cantante, sono diventati senza saperlo un po’ parte di casa nostra.

La musicoterapia in stornelli e durante questo periodo a tratti davvero difficile da superare, le loro voci e le loro note sparate a volumi a volte esagerati, hanno restituito il sorriso a casa nostra. E quando abbiamo l’occasione di ascoltarli dal vivo ci sentiamo come sfiorati da una delicatissima bacchetta magica che ci rende beneficiari di quel benessere metafisico che l’arte e il suo valore regalano. Sorrisi certamente, ma anche cantare insieme, stonati e felici ci rende tutti più spensierati.

E sempre più spesso, cosa vale più della percezione della spensieratezza leggiadra condivisa con estranei che loro uniscono con la loro magia artistica creando una collana di perle umane senza distinzione. Vita. Sono vita. Chi volesse regalarsi una piccola immensa gioia può seguirli perché girano ovunque e la loro modestia, la loro semplice genuinità li rende davvero unici.

Voglio ringraziarli per ciò che sono, per ciò che fanno e per l’altruismo che offrono in silenzio come fosse la parte naturale delle cose. Come fosse ciò che dovrebbe essere e che invece è solo per persone raramente speciali come loro. Maestro Fabrizio e Stefania grazie!

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