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Patrick George Zaki, detenzione rinnovata di altri 15 giorni: avvocati informati dopo 72 ore

Alla prossima udienza sul suo caso il giovane sarà rimasto in carcere per più di 4 mesi senza un regolare processo. Ma la legge egiziana prevede che la carcerazione preventiva possa durare fino a due anni. Ora si teme per la sua salute, visto che è asmatico e nel carcere si sono registrati casi di positività
Patrick George Zaki, detenzione rinnovata di altri 15 giorni: avvocati informati dopo 72 ore
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Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio con l’accusa, tra le altre, di propaganda sovversiva su Facebook, rimarrà in carcere per altri 15 giorni. I giudici che hanno in mano il suo caso hanno di nuovo optato per un nuovo rinnovo della detenzione nel carcere di Tora, nella Sezione II Scorpion riservata agli oppositori politici. Questa volta, la decisione è stata presa senza nemmeno la presenza del ragazzo o dei suoi avvocati, ai quali è stata notificata tre giorni dopo la data stabilita che era il 1 giugno.

Con questo ennesimo rinnovo, alla prossima udienza sul suo caso il giovane sarà rimasto in carcere per più di 4 mesi senza un regolare processo. Ma la legge egiziana prevede che la carcerazione preventiva possa durare fino a due anni. “L’ultima volta che Patrick si è presentato davanti a un pubblico ministero è stata il 7 marzo – scrivono gli attivisti del gruppo Patrick Libero – Il che significa che Patrick è stato in detenzione preventiva senza presentarsi davanti a un pubblico ministero già da quasi tre mesi”. In questo periodo, Zaki non ha solo visto rinnovare la propria detenzione ma, a causa della pandemia di coronavirus e la conseguente sospensione delle udienze, è rimasto in carcere anche a causa dei rinvii che queste hanno subito.

Ma nelle ultime settimane la preoccupazione dei suoi familiari, che non lo vedono dal 9 marzo, e di tutti coloro vicini alla sua causa è anche legata al timore di diffusione del Covid all’interno del carcere nel quale è detenuto. Un fattore, questo, che ha portato Amnesty International e altre organizzazioni in difesa dei diritti umani a chiedere con più forza la scarcerazione del giovane che, secondo quanto riferito dalla famiglia, è un soggetto asmatico e quindi esposto a maggiori rischi in caso di contagio.

E il timore è cresciuto il 2 giugno, quando proprio Amnesty, citando alcune organizzazioni locali in difesa dei diritti umani, ha diffuso la notizia secondo la quale sono stati registrati casi di positività all’interno del penitenziario: “Intanto, per l’Eid sono stati scarcerati 3mila detenuti, tra cui ladri e almeno un assassino, ma non Patrick Zaki e gli altri”, ha denunciato l’organizzazione.

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