Musica

I lavoratori della musica si uniscono per avere risposte: “Il Decreto Rilancio? Insufficiente, se riapriamo così falliamo. Al governo chiediamo liquidità o aiuti fiscali”

Le misure adottate dal Governo nel Decreto Rilancio sembrano scontentare, ancora una volta dopo il precedente Cura Italia, non solo discografici, ma anche il mondo dei tecnici e degli operatori invisibili. Oltre 400mila persone che si ritrovano senza lavoro e tutele sia perché i grandi eventi estivi sono slittati al 2021, che per il blocco di quasi tre mesi del mondo discografico. A FqMagazine abbiamo raccolto le loro richieste, le delusioni e l'appello affinché il ministro Franceschini apra al più presto un tavolo tecnico, con chi la musica l'ha “vissuta” davvero

di Andrea Conti

IL PROMOTER: “SENZA UN REALE AIUTO FISCALE, SARÀ DIFFICILE RIUSCIRE A SUPERARE LA TEMPESTA” - 4/4

Il Decreto Rilancio prevede “l’esenzione Irap per imprese e lavoratori autonomi con ricavi fino a 250 milioni di euro”, è una misura sufficiente? “Per quanto ci rendiamo conto che lo Stato stia compiendo grandi sforzi nei confronti del mondo economico italiano, nei riguardi del settore musica gli aiuti sono stati ancora minimi. L’Irap è un aiuto, ma la sua incidenza, relativamente alla pressione fiscale globale, è minima. – spiega Giovanni Romano, promoter e organizzatore di eventi per Spaghetti Unplugged – Una misura realmente sufficiente sarebbe una decurtazione congrua dell’Irpef e dell’Ires per professionisti ed imprese del mondo dello spettacolo. Anche e soprattutto in relazione al fatto che la ripartenza del comparto musica sarà estremamente lenta. Ogni singolo settore dell’industria discografica si basa sui live. E, ad oggi, con l’impossibilità di fare concerti con certi volumi, le entrate ne risentono drammaticamente. Senza un reale aiuto fiscale, sarà difficile, specialmente per le realtà piccole, riuscire a superare la tempesta”.

I voucher sono finiti nell’occhio del ciclone da parte del Codacons e da alcuni acquirenti che hanno protestato. “Io credo che la misura sia giusta ma che ci sia stato qualche errore di comunicazione. – continua – Pensare di rimborsare quelle somme era estremamente complicato e avrebbe portato sull’orlo del fallimento gran parte dei grandi promoter. Quindi è un rimedio che si inserisce nell’ambito degli aiuti economici che lo Stato fornisce, anche se non è lo Stato che paga, ma garantisce la possibilità di non dover restituire. La misura è giusta, ed è già largamente utilizzata in altri settori, quindi non ci vedo un grande scandalo. Quello che, semmai, si poteva fare meglio era la comunicazione: far capire alla gente, agli avventori dei concerti che questo ‘sacrificio’ è un contributo al settore della musica che tutti quanti noi amiamo, e che permetterà un domani di poter vedere nuovamente concerti di grandi artisti, italiani ed internazionali. Far sentire tutti parte di un sistema per il quale la sopravvivenza dei grandi spettacoli deriva anche da chi li guarda e non solo dalla tenuta economica di chi li organizza. Insomma, si poteva essere più inclusivi nei confronti di tutti per far accettare con maggior serenità questa decisione. E comunque non è affatto escluso che poi quel voucher non possa essere utilizzato in un secondo momento per comprare proprio il concerto di quell’artista che ha annullato il live”.

E infine: “Capisco che in un momento in cui tutti reclamano aiuti, scegliere a chi dare di più è complicato. Ma la sperequazione tra quanto la cultura crea in Italia e quanto gli è stato assegnato a livello di fondi è paurosa. Uno studio fatto da Symbola nel 2018 rivela che la cultura produce economicamente un pil pari al 16%, e gli aiuti che sono stati dati dal Dl Rilancio superano di poco l’1%. – spiega Romano – La cosa che trovo più agghiacciante, è che i numeri sono evidentemente il riflesso di un sentore comune, ossia che la cultura sia bella, ma che non produca. E questo è quanto di più sbagliato. La cultura dà lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori, è il fulcro della nostra storia, della nostra tradizione e, soprattutto, è anche una chiave del funzionamento del turismo nel nostro paese. E il settore musica, all’interno di questo sistema, si pone come uno dei più produttivi, specialmente da quando l’industria discografica ha ripreso a funzionare dopo il crollo di inizio millennio. Servono aiuti economici liquidi oppure, come dicevo prima, mediante un concreto aiuto fiscale. In questo scenario estremamente pessimistico, sarebbe opportuno trovare insieme al governo delle modalità per poter ricominciare ad usufruire degli eventi di musica dal vivo”.

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