“A ricordare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le vittime di mafia deve partecipare soltanto chi in coscienza sente di meritare di portare sulle spalle questa memoria”. Lo dice il magistrato Roberto Tartaglia, uno dei pm del processo sulla cosiddetta Trattativa del 92′, che anche quest’anno non è voluto mancare alle commemorazioni delle vittime di mafia a Palermo. “Riuscire a mantenere e conservare la memoria di questa giornata – ha continuato il magistrato, adesso vicedirettore del Dap – anche in una condizione così difficile, con lenzuoli alle finestre e con persone poche e distanziate, dimostra quanto sia forte la radice seminata 28 anni fa”. Un anniversario inedito che ha permesso anche di riflettere sui tanti “falsi paladini dell’antimafia” giunti in via Notarbartolo ad ogni ricorrenza e smascherati in questi anni. Tanto che ieri la sorella del giudice Falcone in un’intervista al fattoquotidiano.it ha evidenziato il distinguo tra “lotta alla mafia e Antimafia”. “Non siamo nessuno per dire chi può venire qui a partecipare a questo ricordo, dovrebbe essere una sorta di autocensura da parte delle persone“, ha aggiunto Tartaglia. I ragazzi della fondazione Falcone hanno poi letto i nomi di undici vittime di Cosa Nostra, affidando la lettura a undici lavoratori in rappresentanza di chi ha continuato a lavorare durante il lockdown.

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Giovanni Falcone, lenzuoli bianchi appesi per non dimenticare: il flashmob a Palermo. E la via dove abitava il magistrato si ferma per un minuto

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Falcone, in edicola il libro “Per questo mi chiamo Giovanni”. Pif: “Chi ha vissuto quel periodo ha la responsabilità di ricordare cosa è successo”

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