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Coronavirus, l’ipotesi di un ceppo mutante più contagioso in circa metà dei casi in Australia

A quanto riferisce il quotidiano The Australian i ricercatori stanno monitorando da settimane la diffusione nei vari stati
Coronavirus, l’ipotesi di un ceppo mutante più contagioso in circa metà dei casi in Australia
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Gli scienziati continuano nello studio del virus per capire come e quanto muta. Circa metà dei casi di Covid 19 in Australia studiati dall’ente nazionale di ricerca Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) è stata individuata come dovuta a un ceppo mutante del virus che potrebbe essere più contagioso, confermando preoccupazioni di ricercatori internazionali per la diffusione di sue mutazioni, già presenti in due terzi dei casi di contagio nei paesi maggiormente colpiti. A quanto riferisce il quotidiano The Australian, il Csiro sta monitorando da settimane la diffusione nei vari stati d’Australia del nuovo ceppo, che ha identificato prima che un’equipe di scienziati internazionali descrivesse la mutazione in uno studio scientifico.

Il Csiro è stato sin dall’inizio in prima linea nell’analizzare il genoma del virus Sars Cov 2. Il suo team patogeni pericolosi, guidato dal direttore di bioinformatica Seshadri Vasan, sta conducendo un monitoraggio dettagliato delle mutazioni del virus e della diffusione di nuovi ceppi in ciascuno degli stati australiani. Il nuovo ceppo è stato individuato in due terzi degli isolati virali in Victoria e Western Australia, in metà nel Territorio del Nord e in un terzo di essi in New South Wales e Queensland.

Nonostante la presenza del nuovo ceppo in tutti gli stati, Vasan non ritiene che questo sia necessariamente più contagioso, come ipotizzato da scienziati internazionali, anche se saranno necessari studi di laboratorio per verificarlo. “L’emergenza di ceppi che si replicano con efficienza e causano patologie associate non è inaspettata”, spiega. Lo studioso ha inoltre ridimensionato l’impatto della scoperta della mutazione nello sviluppo di un vaccino efficace. “In base a ciò che conosciamo in questa fase, non crediamo che la mutazione ponga serie preoccupazioni sullo sviluppo del vaccino come avviene con l’influenza stagionale, per cui è necessario regolare il vaccino ogni anno per gli emisferi settentrionale e meridionale”, ha dichiarato.

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