Essere Animali ha pubblicato un report che prende in esame la quantità di animali allevati e macellati in Italia negli ultimi dieci anni, nel periodo 2010-2019. Il report, che raccoglie i dati più recenti in materia, mostra i cambiamenti avvenuti nel settore della zootecnia italiana e offre un’istantanea di come siano cambiate le abitudini alimentari nel nostro Paese.

Rispetto ai primi anni dieci del 2000, gli italiani sembrano consumare meno carne (-7%), con una preferenza per carne bianca e pesce considerate più salutari. Sono diminuite invece le macellazioni di conigli (-30%), agnelli (-49%) e cavalli (-70%), complice la crescente sensibilità nei confronti di queste specie. Infine, il consumo di latte pro capite è passato dai 51 litri circa ai 44 litri (-15%), sostituito sempre più spesso da alternative vegetali, come bevande di soia e avena, ormai facili da reperire in ogni supermercato a prezzi accessibili.

L’aumento del consumo di carne bianca e di pesce si è tradotto in una diminuzione della macellazione di animali di grossa taglia, soprattutto di bovini (-30%), ovini (-50%) e vitelli (-34%). Questo non sembra valere invece per i maiali: dal 2010 al 2019 ne sono sì stati macellati 2 milioni in meno, ma il consumo non è diminuito. Fattore che non ha purtroppo migliorato le condizioni negli allevamenti, dove ha preso piede la tendenza ad allevare suini sempre più pesanti, fino ad arrivare a 160 kg per i maiali destinati a produrre insaccati.

In Italia un maiale su due è destinato alla produzione di Prosciutto di Parma, un marchio che pur essendo Dop fa uso di animali allevati in modo intensivo (con un densità media di 1.000 individui per ogni allevamento). A questo riguardo, Essere Animali ha diffuso 5 indagini negli allevamenti di maiali, documentando maltrattamenti anche in aziende DOP fornitrici di Prosciutto di Parma.

Ma perché gli italiani prediligono il pesce e la carne bianca a quella rossa? Un fattore importante è la crescente consapevolezza dei rischi legati al consumo di carni rosse. Nel 2015 lo Iarc, l’organismo dell’Oms deputato alla ricerca sul cancro, ha classificato la carne rossa tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo, mentre numerosi studi hanno evidenziato la relazione tra il consumo di questo tipo di carne e l’aumento delle malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia e nel mondo.

Questo maggiore interesse verso alternative più salutari si riflette anche nella lieve crescita dell’allevamento biologico, anche se questo rimane un mercato di nicchia che raggiunge appena l’1% del totale – con un’unica vera eccezione: l’allevamento dei bovini (6,7%).

Ma veniamo al dato più significativo, cioè all’aumento del consumo di pollame e pesce. La carne di pollo e tacchino è diventata la prima fonte di proteine sulla tavola degli italiani, sfiorando i 20 kg pro capite all’anno (+10% rispetto al 2010). Aumentano dunque anche i polli macellati: 511 milioni di capi soltanto nel 2019 – ben più dell’intera popolazione dell’Unione Europea – con il 99,8% dei polli allevati in maniera intensiva.

Incremento che è in linea con le tendenze globali e che nel 2018 ha spinto un gruppo di scienziati a definire il pollo da allevamento come uno dei principali tratti distintivi dell’Antropocene, l’attuale era geologica. Nel loro articolo, pubblicato sulla rivista scientifica Royal Society Open Science, gli studiosi ipotizzano che i fossili della nostra epoca saranno proprio le ossa di pollo.

Ancora più rilevanti le stime relative al pesce: il report stabilisce che nel 2017 il consumo pro capite abbia superato i 30 kg annui, di fatto raddoppiando rispetto al 2010. Questa crescita si riflette nell’aumento delle importazioni dall’estero, visto che i nostri mari non riescono più a sostenere i ritmi della pesca industriale. Nel 2019 le importazioni di pesci interi non congelati hanno sfiorato le 187.000 tonnellate (+42%) e i filetti di pesce hanno superato le 130.000 tonnellate (+19%).

E se il consumo di pesce e carne bianca viene spesso consigliato dai medici come un’alternativa più sana alla carne rossa, purtroppo è il benessere di queste specie a pagarne le conseguenze. Essere Animali ha documentato più volte le tecniche di produzione della carne avicola, sia negli allevamenti di polli sia in quelli di tacchini – per esempio nel 2016 quando abbiamo contribuito alla realizzazione di un’inchiesta, poi diffusa da Report, negli allevamenti del Gruppo Amadori.

Una produzione che si basa sul sovraffollamento delle strutture in cui sono costretti gli animali, la selezione genetica che li fa ingrassare a velocità sconcertante e sulla somministrazione massiccia di antibiotici che rappresentano un enorme rischio per la salute umana e per l’inquinamento ambientale.

Non vanno poi dimenticate le nostre indagini all’interno dei principali allevamenti ittici del nord e centro Italia, nel 2018 (la prima in Europa) e nel 2019, che documentano le crudeltà inflitte ai pesci, animali senzienti e che quindi provano dolore, ma per cui raramente riusciamo a provare un senso di empatia. I pesci, allevati per consumo alimentare, sono obbligati a vivere in gabbie sovraffollate, senza poter soddisfare alcun bisogno etologico proprio della loro specie.

E come in tutti gli allevamenti intensivi, anche in quelli ittici insorgono malattie batteriche che vengono curate attraverso l’impiego massiccio di mangimi medicati, contribuendo quindi al pericoloso fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Guardando indietro al decennio appena passato, si notano dei segnali che ci mostrano chiaramente come i consumatori siano sempre più consapevoli e informati sulle verità scomode dell’industria alimentare. E tra questi i più giovani occupano un posto di rilievo, perché più sensibili a queste tematiche e sicuramente più inclini a cambiare le proprie abitudini, facendo spazio a una dieta a base vegetale.

I dati contenuti nel report offrono una panoramica sull’evoluzione dei consumi molto utile per prevedere alcuni degli scenari futuri in questo settore. Queste informazioni potranno orientare le decisioni di tutti gli stakeholder di settore incluse istituzioni, università e ricerca, Ong e media. Ciascuno avrà un ruolo fondamentale nell’indirizzare produzione e consumi verso alternative più sostenibili e attente alla salute degli animali, dell’ambiente e degli esseri umani.

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