“L’Italia è tra i Paesi più colpiti e gli effetti sul Pil saranno forti, ma ha saputo dare una risposta forte che noi sosteniamo“. Il responsabile del dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Poul Thomsen, promuove almeno sul fronte quantitativo le misure adottate dal governo italiano per far fronte all’impatto economico del coronavirus. Tra interventi diretti e indiretti (cioè garanzie), sommando al decreto Cura Italia il dl Liquidità varato la settimana scorsa si arriva a un pacchetto di valore pari al 33,6% del pil, secondo solo a quello adottato dalla Germania. Con relativo impatto sull’indebitamento, ovviamente.

Gli interventi diretti decisi finora dal governo italiano – fra sostegno ai redditi, spese sanitarie e altre misure fiscali – valgono l’1,2% del Pil (circa 20 miliardi di euro), uno dei valori più bassi fra i paesi del G20. Ma se in questa valutazione si include il valore delle garanzie offerte sui prestiti per aumentare la liquidità alle imprese (pari a 550 miliardi, il 32,4% del Pil) l’Italia sale ai primi posti per entità complessiva degli interventi, dietro solo alla Germania: sul piatto ha messo il 33,6% del pil contro il 34% di Berlino. Per il G7, continua il rapporto, le misure di bilancio addizionali rappresenteranno quest’anno il 5,9% del pil. Le misure fiscali intraprese finora a livello globale ammontano a circa 8.000 miliardi di dollari: le spese ammontano a 3.300 miliardi, i prestiti al settore pubblico e le iniezioni di capitale a 1.800 miliardi e le garanzie a 2.700 miliardi.

Per effetto delle nuove spese il rapporto deficit/pil dell’Italia salirà quest’anno dall’1,6% del 2019 all’8,3%, ben oltre il limite previsto dal Patto di stabilità che del resto la Ue ha deciso di sospendere, per poi calare al 3,5% nel 2021. Del resto, scrive l’Fmi nel Fiscal monitor pubblicato oggi, “il bilancio di molte economie dell’area euro è previsto peggiorare con le ricadute del Covid-19 e le misure annunciate” in diversi paesi per far fronte all’emergenza. Per la Francia il Fondo stima un deficit al 9,2% del pil dal 3% del 2019. Per la Germania il disavanzo salirà al 5,5%.

Di conseguenza il debito pubblico italiano salirà al 155,5% in rapporto al Pil, segnando un balzo dal 134,8% del Pil nel 2019. Il debito tricolore, secondo le stime del Fmi, sarà inferiore solo a quello del Giappone, per il quale si stima un balzo al 251,9%. Per gli Stati Uniti è attesa una crescita fino al 131,1% dal 109% dello scorso anno. Il debito francese salirà al 115,4%, quello tedesco che parte bassissimo al 68,7%, quello spagnolo al 113,4%.

Il Fondo monetario si dice “pronto a sostenere gli sforzi che farà l’Italia per spingere la ripresa e la ripartenza”. Resta il fatto, però, che dopo l’emergenza ogni Paese dovrà fare i conti con il proprio debito. Va bene il “whatever it takes” per sostenere l’economia alle prese con il coronavirus “ma siate sicuri di tenere gli scontrini”, ha ammonito Victor Gaspar, il responsabile del Fiscal Monitor del Fmi. “Risolvere il problema del debito in Italia è risolvere il problema della crescita in Italia, che è stata deludente negli ultimi tre decenni”, ha ricordato.

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