Nell’attesa, il tempo dirà se vana o meno, che prenda davvero forma un’azione comune europea contro l’emergenza economica scatenata dal virus, ogni paese fa quello che può: chi è ricco tanto, chi non lo è meno. L’Italia sta nel mezzo ma è l’unica che quanto a stanziamenti reali è già passata dalle parole ai fatti. Per ora la Commissione europea ha messo in campo 37 miliardi di euro per l’intero continente. Pochissimo. La Germania nicchia sull’ipotesi di una gestione comune del debito che sarà generato dagli sforzi dei Paesi membri per far fronte alla crisi.

Berlino ha però già sparato alcuni colpi di artiglieria pesante per conto suo. Dopo sei anni ha rotto il tabù dell’obbligo di conti pubblici in pareggio e ha deciso di mobilitare quasi 356 miliardi per fronteggiare la crisi. Di questi, cento miliardi saranno a disposizione per acquisire partecipazioni in grandi aziende tedesche in difficoltà o a rischio scalata estera. “Non ci possono essere tabù. Deve esserci la possibilità di un sostegno statale temporaneo e limitato, così come di partecipazioni e acquisizioni”, ha detto il ministro tedesco dell’Economia Peter Altmaier. Cinquanta miliardi saranno invece utilizzati per il sostegno ad aziende medio piccole colpite dal crollo dei fatturati. Altri cento miliardi elevano a 550 miliardi la garanzia statale sui prestiti concessa dalla Kwf (l’equivalente dalla nostra Cassa Depositi e Prestiti) ad imprese tedesche di qualsiasi dimensione. Le aziende possono farsi prestare soldi per far fronte alle loro necessità, se non riescono a restituirli, in prima battuta è lo Stato che mette mano al portafogli. Una spesa quindi potenzialmente imponente ma, per ora, solo virtuale. Il governo sta inoltre varando misure per agevolare la riduzione delle ore lavorative e scongiurare il licenziamento dei dipendenti. Da sola, la ricca Baviera ha predisposto un fondo da 10 miliardi di euro per sostenere le industrie locali.

Anche in Spagna, dove i contagi stanno crescendo ad un ritmo molto preoccupante, la prima misura è stata quella di garanzie pubbliche sui prestiti alle aziende per assicurare liquidità. Tra Stato centrale ed autonomie locali la Spagna dovrebbe mobilitare garanzie su prestiti per circa 200 miliardi di euro. Come accaduto anche in Italia, il paese ha annunciato una moratoria sulle rate di mutui e prestiti dei soggetti colpiti dalla crisi e sta cercando di facilitare le sospensioni di lavoro temporanee senza bisogno di ricorrere ai licenziamenti.

In Francia le garanzie sui prestiti sono state fissate per ora a 300 miliardi di euro in Francia. Parigi ha però annunciato anche lo stanziamento di risorse per sostenere direttamente aziende e lavoratori colpiti dalla crisi. Il ministro dell’economia Bruno Le Maire ha parlato di un impegno di circa 45 miliardi di euro. Come nel caso tedesco l’Eliseo non esclude l’ingresso dello Stato, o il rafforzamento della sua presenza, in aziende considerate strategiche. A cominciare da Air France KLM, duramente colpita, come tutte le compagnie aeree dalla tracollo dei trasporti.

Aiuti pubblici alle compagnie aeree in pista di decollo anche a Londra. In fila ci sono British Airways e altre compagnie. Non senza polemiche. Il vettore Easyjet ha ad esempio chiesto l’aiuto del governo ma ha confermato il pagamento di un dividendo da 60 milioni di sterline al suo fondatore e principale azionista Sir Stelios. Al numero 10 di Downing Street si lavora anche su aiuti ai lavoratori colpiti dalla crisi.

In questo quadro come si colloca l’Italia? Un po’ meglio e un po’ peggio. Con il decreto “Cura Italia” il Governo ha messo sul piatto moneta sonante per 25 miliardi di euro. Dieci di questi serviranno per finanziari ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori in difficoltà. Circa tre miliardi compensano i mancati introiti derivanti dalla sospensioni di alcuni adempimenti fiscali. Altri tre sono destinati alle piccole e medie imprese. Sono saltati fuori anche 500 milioni di euro per l’ennesimo salvataggio di Alitalia e aiuti ai lavoratori della fallita Air Italy. Tre miliardi serviranno invece per finanziare la temporanea sospensione del pagamento delle rate dei mutui e garanzie sui prestiti alle Pmi. Il fondo di garanza per i prestiti delle piccole e medie aziende viene rafforzato di 1,5 miliardi. Alzata a 5 milioni di euro la soglia dei finanziamenti per singola impresa. Per i primi 1,5 milioni lo Stato si impegna a garantire fino all’80% del prestito. Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, questi stanziamenti sono in grado di attivare investimenti per circa 350 miliardi di euro grazie all’effetto leva. Sarà, ma da questo punto di vista l’impegno italiano sembra per ora lontano, anche con le dovute proporzioni, da quelli di Germania o Francia. Il governo ha però preannunciato per aprile un nuovo decreto con altre risorse per chi ha chiuso perdendo molto fatturato.

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