Ieri ho fatto il pieno di gasolio. Ho pensato “se bloccano i traghetti, sull’isola in tre giorni finisce tutto”. Due giorni prima l’avevo pensato per la farina, e avevo allungato la mano per prenderne un pacco in più. Ho preso anche due sacchetti di sale. Il sale, la farina…

Ho notato che i pensieri di questi giorni suonano più o meno così: “Sta arrivando anche qui”; “È già arrivata anche lì”; “Quando arriva che faremo?”; “Ci sta raggiungendo”. Sono le domande che ti fai su un fronte mobile, qualcosa che avanza. Sono le domande che si fanno in guerra. Non ce le siamo mai fatte. La nostra generazione è stata la prima nella storia del Pianeta Terra a vivere senza guerra, almeno in Europa. Nati senza conoscere la minaccia, non ci siamo mai dovuti preoccupare. Negli Usa la “rottura” deve essere arrivata con l’11 settembre. Qui qualcosa si è spezzato adesso.

Ci vorranno sessant’anni per smaltire questo trauma. Ma nel frattempo avremo altre emergenze. Penso che gli anni migliori del Pianeta (almeno qui, almeno per noi) siano finiti. Ricorderemo il periodo dal 1945 al 2020 come gli anni della spensieratezza, il Tempo Perduto. Ora inizia il Nuovo Tempo. Quello in cui non sarà più lo stesso. Dovremo imparare a convivere con la paura.

Il virus passerà. L’incertezza e la paura, resteranno. Anche perché il virus sarà mutageno? Tornerà diverso a ogni inverno? Ne arriverà un altro? Ciò che oggi è emergenza, diventerà la norma? Un abbraccio, un bacio, un dialogo seduti in un bar, non saranno più la stessa cosa di prima. Quando ti cade una bomba vicino casa non conta che poi la guerra finisca. Tu continuerai ad avere paura di quella bomba. Il boato resterà nelle tue orecchie (e nel cuore) per sempre.

Da piccolo per farmi finire quello che avevo nel piatto mi dicevano: “Pensa ai bambini in Biafra”. Io non sapevo dove fosse il Biafra, e la cosa non funzionava molto bene. Certo è che non siamo capaci di concepire l’assoluto, abbiamo bisogno di qualcosa con cui parametrarlo, un correlativo. La farina non è mai stata un valore per noi, lo era per mio padre, nato nel ’32. Ma se finisce, anche solo una volta, lo diventa. Il principio base della nostra percezione non è il “Valore Reale”, ma il “Delta”. Lo scarto rispetto a ciò che riteniamo “normale”. Se cambia il Delta, cambia tutto.

Eravamo convinti di avere tutte le possibilità, tutto il tempo. “Devo iniziare la dieta”, “Un giorno lascio tutto e vado in montagna”. Ma c’era tempo, si poteva procrastinare. Sarà ancora così? Esperita la “minaccia”, cosa penseremo del tempo che ci rimane? Avevamo anche una convinzione: “l’unico problema è restare senza soldi“. Eppure il pericolo oggi non lo sconfiggi col denaro, semmai con i comportamenti. Dunque domani cosa penseremo della sicurezza economica? I sovranisti ieri sputavano sullo Stato, oggi guardano all’ISS come al Papa, che ti benedica, e domani voteranno chi promette soldi per la Sanità pubblica.

Il mondo non è mai stato quello che è, ma ciò che percepiamo di noi in lui. Il virus passerà, ma qualcosa è cambiato per sempre. Nel Tempo Nuovo avremo nuove priorità. Lo vivrà appieno chi saprà riformularne l’ordine, costruendo un nuovo equilibrio. Chi saprà adeguarsi. Cambiare.

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