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Coronavirus, diario dall’isolamento/22 – Chiediamo di riattivare il pronto soccorso di Codogno, sanificato e mai più riaperto

Su ilfattoquotidiano.it continua il racconto della quotidianità di una giornalista di Casalpusterlengo, colpita come i suoi concittadini dai provvedimenti restrittivi per evitare il contagio: "La cittadinanza si sta mobilitando con una petizione online per chiedere la riapertura del pronto soccorso di Codogno. Sì, perché dopo essere stato chiuso in seguito alla scoperta del “paziente 1”, è stato sanificato ma mai più riaperto"
Coronavirus, diario dall’isolamento/22 – Chiediamo di riattivare il pronto soccorso di Codogno, sanificato e mai più riaperto
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Questa è la nostra quarta domenica in quarantena. La quarta, sono sicura, ho controllato sul calendario.

Vorrei tranquillizzare le persone che sono alla loro prima vera domenica di quarantena. Se non avete problemi di salute, non c’è nessun pericolo: abbiamo case connesse con l’esterno, mezzi di comunicazione, acqua, riscaldamento, cibo, libri. I più fortunati hanno tra le mura domestiche anche alcuni degli affetti più cari: per forza di cose, però, dovrete fare a meno di vedere per un bel po’ di tempo tante delle persone a cui tenete di più.

Noi ormai ci siamo abituati. E da quello che vedo, almeno nel mio quartiere, non sentiamo nemmeno la necessità di partecipare ai flash-mob “musicali” alla finestra che vanno per la maggiore nelle principali città italiane.

Non per questo ci siamo lasciati alle spalle le preoccupazioni. E nemmeno la consapevolezza che questa emergenza ci ha cambiati per sempre, ci ha spogliati del superfluo e ci ha fatto riavvicinare alle cose veramente importanti della nostre vite.

Proprio per questo la cittadinanza si sta mobilitando con una petizione online per chiedere la riapertura del pronto soccorso di Codogno. Sì, perché dopo essere stato chiuso in seguito alla scoperta del “paziente 1”, è stato sanificato ma mai più riaperto. E le voci che si rincorrono sono quelle di una chiusura permanente. Questo vorrebbe dire che per un territorio abitato da circa 80 mila persone, l’ospedale di riferimento più vicino è a non meno di 20 km: e ben sappiamo che in questo momento Lodi, Piacenza, Pavia, Cremona e Milano sono già al collasso. Quindi per qualsiasi altro problema, una frattura, un infarto, un ictus, bisognerebbe mettersi in coda in strutture seriamente provate dall’emergenza coronavirus.

Vorrei anche spiegare che non siamo in preda all’isteria e che non ci stiamo preoccupando senza motivo. Negli ultimi 20 anni i nostri ospedali di Casalpusterlengo e di Codogno sono stati progressivamente svuotati di interi reparti, nonostante funzionassero benissimo. E’ stato tutto centralizzato a Lodi. Da un paio d’anni, qui, non ci sono più nemmeno punto nascite e pronto soccorso pediatrico. Resta veramente pochissimo. Almeno il pronto soccorso lasciatecelo.

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