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Coronavirus, anche i palinsesti ne risentono. Speriamo che tutto finisca presto, pure in tv

Coronavirus, anche i palinsesti ne risentono. Speriamo che tutto finisca presto, pure in tv
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Gli effetti negativi dell’epidemia sono davvero tanti, riguardano la salute, l’economia, l’istruzione e la cultura, la socialità e lo sport. Ma io, lasciando l’analisi di quelli positivi ai soliti friggitori d’aria, voglio parlare di un altro effetto negativo, marginale ma non meno significativo. Riguarda ovviamente la televisione, in particolare il servizio pubblico.

Da tempo sostengo che uno dei problemi della programmazione televisiva italiana è una sorta di scarsa attenzione alle esigenze concrete del pubblico, alla sua identità reale. Quello che è accaduto in settimana mi ha radicato in questa opinione. Prendiamo per esempio Rai 3. Il suo spettatore, si dice, è prevalentemente una persona di buona cultura, piuttosto benestante, abbastanza attivo socialmente. Insomma, una persona che in questa situazione si trova maluccio: non può andare al cinema, né a teatro, né ai concerti, anche a cena al ristorante non sembra il caso.

Mi aspetterei che la rete tenesse conto di questo stato di cose, proponendo un’offerta che potesse sostituire il cinema, il teatro e ciò che rallegra questo tipo di consumatore. Invece – storia di ieri sera – ci appioppa tre ore di dibattito condotte da Lucia Annunziata, indovinate un po’ su cosa, sul coronavirus. Come se mancassero informazioni, opinioni, consigli, previsioni e anche fesserie assortite sul tema. Il risultato non è confortante nemmeno sul piano degli ascolti. Tra l’altro, errare humanum, perseverare… la stessa scelta era stata fatta qualche giorno prima con un Agorà in prima serata.

Spostiamoci di qualche metro, restando comunque a distanza di sicurezza e vediamo quello che succede a Rai 1. Qui il pubblico è più popolare, meno colto, ma non disdegna certe forme di divertimento e di aggregazione in questi giorni impraticabili. A me non piace molto, ma per molti seguaci della rete, La corrida è la tazza di tè ideale. Il programma non si può fare perché non può entrare negli studi il pubblico e allora con cosa lo si sostituisce? Idea geniale: tutta una prima serata di Porta a porta dedicata al coronavirus. Informazioni, opinioni, consigli, previsioni e credo non mancheranno le fesserie. A questo punto speriamo solo che tutto finisca presto, anche in tv.

Ps. Forse qualcuno si sorprenderà che io critichi le scelte della Rai, visto che collaboro da anni a uno dei suoi programmi. Ma l’ho sempre fatto, anche in Rai, e spero di continuare a farlo.

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