Un errore della Regione Lombardia ha fatto perdere 15 giorni di tempo nella lotta al contagio del coronavirus. Lo sostiene il settimanale l’Espresso, che in un articolo di Fabrizio Gatti racconta la fornitura di quattro milioni di mascherine annunciata dal governatore Attilio Fontana al momento non sia ancora arrivata. La distribuzione di quelle mascherine era stata garantita entro giovedì 27 febbraio ma l’ordine è stato annullato lunedì 2 marzo. Secondo la versione ufficiale, il “fornitore non è stato in grado di adempiere agli obblighi assunti“. In realtà il settimanale cita fonti della Protezione civile secondo le quali la Regione, volendo gestire la crisi direttamente senza passare dal governo centrale, ha scelto le ditte produttrici non consultando gli elenchi dalle prefetture lombarde. In questo modo le domande di acquisto sono state inviate ad aziende che da tempo non fabbricano o importano più i prodotti richiesti.

“L’ordine di quattro milioni di mascherine è stato annullato lunedì scorso dalla centrale di committenza regionale. in quanto il fornitore non è stato in grado di adempiere agli obblighi assunti. Sono stati perfezionati ulteriori ordini con una serie di altri fornitori per i quantitativi di mascherine necessari. L’acquisizione dei dispositivi sta avvenendo presso diversi operatori economici e, alla data di lunedì, abbiamo già ricevuto e distribuito 57.440 mascherine tipo FFP2; 22.620 tipo FFP3 e 496.600 chirurgiche“, ha fatto sapere l’ufficio del governatore lombardo all’Espresso. La precedenza nella distribuzione delle mascherine già acquistate va ovviamente ad ospedali e ai reparti di terapia intensiva. Risultato? Nella regione più colpita dal virus, i medici di famiglia e quelli delle guardie mediche – cioè chi fa spesso la prima diagnosi – non hanno ancora avuto in gran parte le mascherine necessarie a lavorare.

“La Protezione Civile sta raggiungendo un accordo con uno Stato straniero per l’approvvigionamento di alcuni milioni di mascherine”, ha assicurato l’assessore al Bilancio di Regione Lombardia Davide Caparini nel corso della consueta conferenza stampa sull’emergenza . “Questa situazione è intollerabile”, protesta però Paola Pedrini, segretaria lombarda della Federazione italiana medici di famiglia: “Vogliamo risposte chiare e provvedimenti efficaci, non possiamo continuare a mettere a repentaglio la salute nostra e dei nostri assistiti per inadempienze da parte di chi, invece, dovrebbe tutelare la salute di tutti. La situazione è tanto più drammatica se si tiene conto del rischio di contrarre la patologia non solo per i medici di medicina generale, che rimangono i primi interlocutori per i pazienti, ma anche e soprattutto per gli assistiti più fragili con cui vengono a contatto quotidianamente. Nelle province dove la fornitura è avvenuta, i numeri non sono neanche lontanamente sufficienti a garantire le attività cliniche in sicurezza dei colleghi”.

La vicenda ha ovviamente infiammato anche la polemica politica. “Mentre si elogiano medici ed infermieri chi dovrebbe tutelarli non è in grado di gestire un bando di gara! È evidente che la Giunta non aveva per niente programmato un’azione di intervento mirata e ben calibrata sulla possibile dichiarazione di emergenza e sulla gestione medico-ospedaliere in ordine alla diffusione del contagio. Tutto questo è davvero assurdo, la Giunta lombarda gestisce la Sanità come se fosse un’attività qualsiasi e non come un servizio essenziale per la salute dei propri cittadini”, dice Marco Fumagalli, capogruppo del M5s al Pirellone. “Un errore che ha fatto perdere 15 giorni di tempo fondamentali per combattere il virus e di cui ora chiediamo conto. Non è accettabile che coloro che sono in prima linea nell’affrontare l’emergenza siano lasciati soli”, attaccano i consiglieri del Pd in Lombardia Gianni Girelli e Pietro Bussolati. Ai quali replica Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone: “Non c’è limite al peggio. I professionisti dello sciacallaggio politico non perdono occasione, neppure in un’emergenza così grande, per montare inutili polemiche sulla pelle di chi da 14 ormai giorni lavora incessantemente per contrastare l’emergenza coronavirus”.

IL DISOBBEDIENTE

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