Napoli-Barcellona 1-1, gli azzurri fermano i catalani nell’andata degli ottavi di Champions: Mertens illude, poi pareggia Griezmann
Considerata la stagione altalenante un pareggio col Barcellona, seppur in casa, dovrebbe essere un risultato lusinghiero per il Napoli, ma vista la partita del San Paolo forse l’1-1 finale nell’andata degli ottavi di Champions League sta un po’ stretto agli azzurri. Lontanissimi i tempi delle “undici facce di c… che palleggiano in faccia al City o al Real”, massima applicazione della filosofia sarrista per stessa ammissione dell’ex allenatore del Napoli, il mister attuale, Rino Gattuso, schiera una squadra a sua immagine e somiglianza: pochi fronzoli, tutti dietro la linea della palla lasciando il possesso ai blaugrana, gabbione su Messi e ripartire, quando si può, se si può.
Sembra un doppio salto all’indietro, anzi quadruplo: né Sarri, né Ancelotti né Benitez, è quasi un Napoli “mazzarriano” nella sua declinazione europea, quella che quasi butta fuori il Chelsea futuro campione, la versione ancora oggi più cara ai tifosi. E in una sorta di derby del Mediterraneo stracarico (e stracaricato) di simbolismi sull’asse Maradona-Messi, il Napoli è ultra operaio e provinciale per larghissimi tratti. E fa bene.
Sì, perché se a dirla tutta il palleggio sarrista mise in difficoltà per decine di minuti squadroni come il City o il Real, il risultato finale fu poi diverso e inequivocabile: sconfitte per 3-1 sia all’andata che al ritorno con gli spagnoli, sconfitte sia all’andata che al ritorno con i ragazzi di Guardiola, con sprazzi di beltà certo. Contro Messi e con la squadra più in difficoltà dell’era De Laurentiis Gattuso rischia seriamente di vincerla: i blaugrana non sfondano contro un Napoli stranamente attento in difesa e i contropiedi azzurri sono pericoli. E se Messi non fa granché sul terreno che fu la pergamena per le poesie del suo predecessore Diego, Mertens con meno spirito poetico e un bel destro a giro su azione di contropiede segna ed entra di diritto nella storia del Napoli, raggiungendo Hamsik in vetta alla classifica dei marcatori azzurri a 121 gol.
Il Napoli chiude in vantaggio il primo tempo e pensa davvero all’impresa. Un intervento duro di Busquets però mette fuori causa Mertens e dopo pochi minuti Insigne perde un pallone chiedendo un fallo che probabilmente non c’è: sull’azione che si sviluppa è implacabile Griezmann sotto porta per l’uno a uno. Il pareggio blaugrana cambia inevitabilmente la partita del Napoli, che deve per forza di cose provare a vincerla al San Paolo e dunque il modello ultra provinciale della prima parte di gara viene smontato per un pressing alto e un atteggiamento più aggressivo, che quasi paga, quando Callejon si trova a tu per tu con Ter Stegen ma gli spara il destro addosso.
Gli azzurri sono generosi, e il Barcellona mostra che gli va bene così: nel finale Vidal si lascia andare a una zuffa con Mario Rui venendo espulso, ma il Napoli non riesce a portare pericoli ai blaugrana. C’è un bicchiere mezzo pieno per gli azzurri: l’aver messo in difficoltà il Barcellona, in una stagione in cui Insigne e compagni le difficoltà le hanno patite contro chiunque, l’essere ancora imbattuti in una manifestazione in cui tra gli altri si sono incontrati il Liverpool e appunto i blaugrana. Ma il pareggio sa anche di beffa: con un po’ di malizia in più e forse con la stessa vigoria con cui gli avversari affrontano mischie e contrasti non si sarebbe preso gol nell’unica occasione creata dai catalani. Al Camp Nou – catalani senza Vidal e Busquets – sarà durissima, quasi impossibile se non impensabile per Gattuso e i suoi, ma d’altronde la Champions si gioca per queste gare e il Napoli oltre gli ottavi non c’è mai arrivato, neppure quando c’era Maradona.