Il senatore Tommaso Cerno e la deputata Michela Rostan aderiscono a Italia Viva. L’ex condirettore di Repubblica e direttore de L’Espresso ha lasciato il gruppo del Partito Democratico definendo “prescritta” la sua appartenenza e parlando di un progetto che non “corrisponde alla mia visione del Paese di domani”. Il suo è un passaggio particolarmente importante visti i numeri della maggioranza al Senato e le frizioni tra i renziani e i restanti partiti che sostengono il Conte 2. “Doveva esserci la fuga da Italia Viva e invece il partito di Renzi cresce. Oggi Michela Rostan ha lasciato Leu e Tommaso Cerno ha lasciato il Pd. E nella giornata di domani Renzi parteciperà a Porta a Porta, in una trasmissione che si annuncia particolarmente importante. Italia Viva ha oggi 30 deputati e 18 senatori”, sottolineano fonti del partito.

Voci sull’adesione di Cerno erano circolate già a metà settembre, quando nacque il partito di Matteo Renzi, ma fu proprio il giornalista ad allontanarle: “Adesso che i democratici sono venuti verso chi come me pensava da tempo che il futuro della sinistra fosse generare un big bang fra progressisti e Movimento 5 Stelle per creare un fronte democratico che impedisse alle destre di riportare il paese indietro di 70 anni, sarebbe alquanto strano togliermi di mezzo per cercare un centro che per me esiste solo nel culto della libertà e della modernità”, rispose. Esattamente cinque mesi dopo quel passaggio si è concretizzato e Cerno lo motiva così: “Trovo che il progetto politico delle correnti Pd – Zingaretti, Franceschini, Bettini – di progettare un’Italia proporzionale dove i governi e i processi durano in eterno non corrisponde alla mia visione del paese di domani”. E si rivolge a Renzi: “Credo sia ancora possibile ambire a una legislatura riformista che preveda l’elezione diretta e ridia ai cittadini la scelta autentica riguardo a chi guiderà il Paese. Invito Renzi a chiarire la posizione su questo punto”.

Per quanto riguarda Rostan, invece, si tratta del secondo passaggio da sinistra ai renziani dopo quello di Giusy Occhionero, poi finita indagata per falso in concorso. L’annuncio della parlamentare era stato dato al suo ex gruppo lo scorso venerdì motivando l’addio con la “difficoltà ormai manifesta di affrontare battaglie politiche che considero importanti, in totale solitudine”. Due, in particolare, le circostanze descritte da Rostan, eletta nel listino bloccato in Campania e vicepresidente della commissione Affari Sociali della Camera. La prima è “l’impegno per consentire il rinnovo per i farmaci che combattono l’epatite C di restare nel Fondo per gli innovativi per qualche mese ancora dopo la scadenza prevista in aprile”. Una scelta, accusa, “avversata per interessi economici dall’Aifa”.

La seconda “sconfitta”, come la chiama la deputata, è arrivata sulla legge per il contrasto alle violenze su medici e personale sanitario in servizio: “Sono impegnata fin dall’inizio della legislatura per il riconoscimento a queste figure dello status di pubblico ufficiale – spiega – Lo chiedono loro stessi: l’Ordine, i sindacati. La mia proposta di legge in merito fu sottoscritta anche da Roberto Speranza. In commissione, quando l’ho tradotta in emendamento, dal governo è arrivato parere contrario. E la maggioranza ha votato contro”. Si tratta di “bocconi troppo amari da digerire – prosegue Rostan nella lettera -soprattutto perché arrivano da un comparto dove abbiamo una nostra significativa presenza politica”.

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