Il mondo FQ

Alice e il sindaco, ovvero la sinistra prima del diluvio

Alice e il sindaco, ovvero la sinistra prima del diluvio
Icona dei commenti Commenti

Quando il sindaco socialista di Lione, all’inizio di Alice e il sindaco (Francia, 2019), riceve la giovane filosofa Alice e le confessa che da anni non ha più idee, lo spettatore non prevenuto capisce subito tutto. Capisce, in particolare, che non assisterà a un film di fantapolitica, ma proprio di fantascienza, con i politici nella parte degli omini verdi venuti dallo spazio.

Il film, infatti, è ambientato prima del diluvio populista che poi ha investito anche la Francia. Sicché oggi, per di più dall’Italia, diventa difficile immaginarsi il sindaco di Napoli, faccio per dire, che riceve una filosofa assunta apposta per rinfrescargli le idee e – dopo aver frettolosamente nascosto in un cassetto la maglia di Maradona – le confessa candidamente di non leggere un libro da una vita.

Dettaglio perfettamente realistico, beninteso, ma, vivaddio, sono cose che ormai più neppure si dicono. I politici non leggono libri, per definizione: al massimo li scrivono, e sono tremendi. Invece Alice, proprio come la sua omonima nel paese delle meraviglie, si aggira per le piazze, i corridoi e le sale affrescate della politica francese, e tutt’intorno a lei gli omini verdi, voglio dire i politici, si agitano follemente, tengono riunioni, fanno discorsi elevati sulla Resistenza, amministrano persino bene – il centro della città è uno specchio, chissà come saranno le periferie – però loro stessi non capiscono più perché.

L’unica a sapere che è tutto inutile sembra un’ecologista pazza: fra 50 anni, profetizza, Lione sarà un cumulo di macerie, poi la ricoverano in manicomio.

Ovvio, il film sarebbe stato più divertente, e persino più istruttivo, se invece di rappresentare un’amministrazione di sinistra pre-populista, con Fabrice Luchini che si astiene persino dal gigioneggiare, ne avesse messo in scena una populista di oggi, magari con Gerard Depardieu richiamato apposta dalla Russia. Invece Alice fa quello che può, va pure a letto con un tipografo disoccupato, metafora della fine dell’età della stampa, regala libri di Rousseau e Bartleby lo scrivano di Melville, così entrando pericolosamente in area Baricco: quel momento sospeso, verso la fine del film, in cui moglie e marito spettatori si guardano fra loro e il marito dice che erano meglio Aldo Giovanni e Giacomo.

Il finale lo conosciamo tutti, come in ogni film di fantascienza che si rispetti: poi il diluvio populista è arrivato. E pensare che Alice, nel frattempo, aveva scritto un grande discorso contro le banche e la globalizzazione. Ah, la sinistra…

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione