Il Coronavirus fa paura, forse anche troppo rispetto alla sua attuale portata, ma in ogni caso si tratta di un virus le cui ricadute non vanno sottovalutate. Attualmente la sua diffusione è concentrata quasi esclusivamente in Cina, ma gli scienziati stanno cercando nuovi metodi per monitorarne lo sviluppo, possibilmente anticipandolo o comunque riconoscendone precocemente i sintomi, in modo da poter intervenire tempestivamente e circoscriverne la diffusione. Uno dei metodi più promettenti è basato sull’impiego di Intelligenza Artificiale come strumento di monitoraggio del Web, in particolare dei social, allo scopo di individuare velocemente l’eventuale insorgere di sintomi riconducibili all’infezione da Coronavirus.

Attraverso tecniche di deep learning, ossia di “addestramento” dell’IA a riconoscere automaticamente determinati schemi, il team internazionale di ricerca sta scansionando la Rete in ricerca di specifiche parole chiave legate ai sintomi dell’infezione, come febbre alta e problemi respiratori. L’IA inoltre è anche in grado di distinguere se l’utente stia semplicemente citando una fonte o se invece stia parlando di sé o comunque di persone che conosce direttamente.

Foto: Depositphotos
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Al momento, come spiegato a Wired da John Brownstein, Chief Innovation Officer presso la Harvard Medical School e membro del team, l’IA sta monitorando soprattutto gli Stati Uniti. “È difficile capire dove possa colpire il virus. Noi stiamo cercando di capire cosa sta accadendo su larga scala”. Oltre a identificare nuovi casi di contagio, infatti, gli scienziati vorrebbero sfruttare l’Intelligenza Artificiale anche per apprendere di più riguardo al comportamento del Coronavirus, magari tracciandone un profilo epidemiologico basato su età, genere e posizione geografica delle persone più a rischio.

Il sistema comunque sembra affidabile. Applicandolo ai social cinesi infatti i ricercatori avrebbero già identificato un primo focolaio infettivo che risalirebbe alla fine di dicembre, esattamente il periodo in cui si ipotizza che l’epidemia abbia avuto inizio. Per avere però conferme ci vorrà del tempo, anche se il team ha già condiviso le informazioni raccolte con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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