Era cominciata maluccio la terza serata, quella che tradizionalmente offre lo spettacolo migliore, anche perché ha a sua disposizione la materia prima: le canzoni più belle.

Era cominciata con i dialoghi in spagnolo maccheronico tra Amadeus e Georgina Rodriguez e con la manfrina della maglia bianconera che nascondeva quella nerazzurra. A conferma che il limite di questo festival è quello della scrittura. O c’è qualcuno, come Fiorello, che le trovate e le battute se le inventa da sé, oppure, se ci si affida agli autori, non si supera il livello dell’oratorio.

Poi invece è andato tutto per il meglio. Non parlo delle interpretazioni canore che tocca ad altri giudicare. Parlo dello show televisivo dove per trovare il meglio non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si può optare per l’esibizione generosa, intensa di Mika o per la travolgente simpatia di Alketa Vejsiu. Tra tutte le donne presenti in massa in questa edizione, chiamate a mostrare la loro capacità professionale oltre alla bellezza, la vera sorpresa è lei, la conduttrice della tv albanese: sicura, brillante, vivace e capace di parlare con un entusiasmo autentico e un uso della lingua italiana sconosciuto a molte colleghe di casa nostra. Insomma al festival: prima gli albanesi! Anzi, le albanesi.

Ma anche la bravissima Alketa deve cedere il posto più alto sul podio della serata a Roberto Benigni. Non era facile questa prova, per lui che tornava in tv dopo tanto tempo e a Sanremo dopo ben nove anni. Trovare una formula nuova o ripercorrere la strada già sperimentata con successo nelle mitiche serate dantesche? Ha scelto la seconda strada, compattando il format entro i tempi ridotti della serata sanremese: la lettura di un testo sublime come quelli della Commedia, preceduta dalla spiegazione appassionata dei motivi della scelta, a sua volta preceduta da qualche briciola di satira.

Non è neppure il caso di attardarsi a sottolineare la capacità di sorprendere con un testo erotico e spirituale e assolutamente pertinente in un contesto canoro, né di celebrare la qualità dell’interpretazione. Personalmente, quello che trovo irresistibile è soprattutto nella prima parte: l’idea di farsi accompagnare in strada dalla banda cittadina in un bel piano sequenza, le battute sulle canzoni di Rosanna Fratello o sulla nuova modalità di voto. Quella sul voto anche al citofono vince per ora l’Oscar per la migliore dell’anno.

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