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Azione, Calenda propone la fusione con PiùEuropa: “Facciamola in due settimane, chiudiamola prima delle elezioni regionali”

I due movimenti di ispirazione liberale hanno corso separati in Emilia-Romagna, dove l'ex ministro ed europarlamentare è riuscito a far eleggere un consigliere nella lista Bonaccini Presidente
Azione, Calenda propone la fusione con PiùEuropa: “Facciamola in due settimane, chiudiamola prima delle elezioni regionali”
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Una fusione fra Azione e PiùEuropa. È la proposta di Carlo Calenda, leader del nuovo partito fondato a novembre. L’ex ministro dello Sviluppo economico e attualmente europarlamentare ha lanciato pubblicamente la sua idea in uno scambio di tweet con il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova. Tutto è nato dalla possibilità di presentare liste comuni alle prossime regionali.

“Io volevo liste comuni con Siamo Europei/Azione alle europee e in Emilia-Romagna – ha scritto Della Vedova – Ora facciamo liste insieme alle prossime regionali: mi sembra oggi la cosa più importante, un messaggio di unione e apertura”. E Calenda ha risposto così: “Bene. Facciamo le liste. Una cosa impedisce l’altra? Proposta: pubblica questa volta perché altrimenti non quagliamo. Due settimane per disegnare il processo di fusione da chiudersi prima delle elezioni regionali”.

I due movimenti di ispirazione liberale hanno corso separati alle consultazioni in Emilia-Romagna. Azione, per la prima volta alle prese con un’elezione ma senza presentare una propria lista, è riuscita a eleggere come consigliere Giulia Pigoni, nella lista “Bonaccini Presidente”, mentre non è entrato in consiglio regionale nessun candidato di PiùEuropa, che correva insieme al Psi e al Pri. Secondo i sondaggi Index Research del 6 febbraio, Azione raccoglie il 2,2% dei consensi a livello nazionale, mentre PiùEuropa il 2%. Ipotizzando che alla fusione segue un travaso dei voti, l’unione fra i due partiti farebbe nascere un soggetto politico con circa il 4,2% dei consensi, allo stesso livello di Italia Viva e appena al di sotto della soglia di sbarramento del 5% proposta nella nuova legge elettorale per l’ingresso in Parlamento.

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