Hanno stoffa, carattere e una magnifica vocazione per le facili felicità gli Handshake, giovane band fiorentina che ha da poco pubblicato il suo disco d’esordio intitolato An Ice Cream on the Moon. Composto da dieci brani (su tutti Lasagna, The Importance of Being a Penguin e DRM) che parlano di gelatai, lasagne, pinguini, Phineas Gage – passato alla storia per essere sopravvissuto a una lancia che gli trafisse il cervello lasciandolo in vita, diventando uno dei casi di studio più famosi della neurologia –, seppie e sfere rosse, mostrano anche una notevole attitudine per le costruzioni psichedeliche risultato di infinite jam session in studio, assemblate poi assieme al produttore Samuele Cangi per dare il giusto vestito ai brani.

Il disco “è pieno di immagini surreali e oniriche – spiegano –, per noi sono tutte evocative e la loro funzione è quella di stimolare l’immaginazione degli ascoltatori affinché possano calarle nella loro dimensione emotiva. La spontaneità è dunque sia nei temi, molto personali, sia nella musica che dovrebbe essere espressione del nostro flusso di pensiero continuo”. Un lavoro che è figlio di una necessità sempre più prorompente di esprimersi direttamente e senza compromessi, in un mondo che lo concede sempre meno. Sono andato a conoscerli più da vicino.

Innanzitutto partirei dal nome: perché avete deciso di chiamarvi Handshake (stretta di mano, nda)?
Per quanto vorremmo trovare una risposta interessante e densa di significati, in tutta sincerità ci tocca dire che il nostro nome è un tributo a un pezzo degli MGMT, una delle nostre band preferite.

Cos’è che spinge un gruppo di ragazzi poco più che ventenni a metter su una band rock vecchia scuola?
Tutti noi abbiamo iniziato a suonare quando ancora c’era un fermento forte e, almeno a Firenze, arrivavano band emergenti dall’estero che seguivano il filone più o meno indie rock degli Arctic Monkeys. Da quel periodo abbiamo sempre continuato a suonare ed evolverci, pur sempre mantenendo le nostre radici da rock band. Nessuno di noi nutre una particolare antipatia nei confronti di certi generi musicali sbocciati nel panorama contemporaneo e anzi crediamo che alcune contaminazioni si sentano nella nostra musica. Il segreto sta nel comprendere le ragioni di un artista e semplicemente apprezzarne l’anima e l’autenticità.

Politicamente siete ragazzi impegnati, perlomeno avete un certo interesse, oppure non vi importa nulla?
La situazione odierna non ci lascia assolutamente indifferenti, anche perché la situazione politica si riflette poi, tra le altre cose, sulla cultura di un Paese.

Cosa pensate dei giovani che provano a impegnarsi come ad esempio il movimento delle Sardine?
In un periodo storico come questo in cui i giovani, ma soprattutto i giovanissimi, sembrano tendenzialmente disinteressati alla politica o interessati al potere che può scaturire una certa carica, movimenti spontanei e non violenti lasciano un barlume di speranza. Riempire le piazze e respingere l’odio che alcune figure provano a inculcarci dentro è il primo passo per far vedere che siamo ancora vivi e non dei semplici burattini.

E del movimento guidato dall’attivista svedese Greta Thunberg?
Greta ha sensibilizzato molte persone sul tema ambientale, un’impresa titanica ma fondamentale per evitare di giungere a un punto di non ritorno. Seguiamo con molto interesse poi il movimento inglese Extinction Rebellion il cui scopo è sensibilizzare la cittadinanza a fare una scelta consapevole e pianificata, prima che vengano imposte una serie di scelte improvvisate tra una catastrofe ambientale e l’altra.

Che rapporto avete con i social?
Non siamo amanti dei social. Preferiamo il contatto diretto con le persone, dove è molto più difficile nascondersi ma molto più facile capirsi. Ovviamente dobbiamo anche fare i conti con il fatto che siamo nel 2020 e per una band è fondamentale avere una vita virtuale.

Quello che frequentate di più?
A pari merito Instagram e Facebook.

Che giudizio avete sui vostri coetanei?
Essendo noi figli degli anni 90, ci ritroviamo esattamente nel mezzo tra due generazioni: quella precedente, profondamente ‘analogica’, e quella subito successiva, assolutamente ‘digitale’. Nonostante questa contemporaneità digitale abbia portato infinite possibilità di scelte e progresso in quasi ogni campo, siamo dell’opinione che abbia generato anche tanta confusione nelle nostre teste.

Siete fiduciosi nel futuro?
Non sappiamo se ‘fiduciosi’ è la parola giusta. Noi intanto cerchiamo di fare al meglio quello che possiamo.

Quali sono le vostre ambizioni?
In questo momento cerchiamo semplicemente di concentrarci sui concerti per riuscire a traslare le sfaccettature di quest’album sul pubblico; abbiamo intenzione di suonare in tutta Italia e, a breve, muoverci per qualche data all’estero.

Dov’è che vi piacerebbe esibirvi un giorno?
Qualcuno dice ovunque… qualcun altro dice la Luna.

Le date del tour sono ancora work in progress, ma al momento quelle confermate sono le seguenti:
15 febbraio – Joe Koala – Bergamo
28 febbraio – Mille Palooza, Circolo Milleluci Casalguidi (PT)
29 febbraio – Vecchia Scuola – Palazzuolo (BS)
13 marzo – Osteria Ai Preti – Verona
14 marzo – Circolo Arci Il Ritorno – Seregno (MB)
26 marzo – Mikasa – Bologna
28 marzo – Capanno Black Out – Prato
18 aprile – 30 Formiche – Roma
23 aprile – Primaclasse – Ragusa
24 aprile – Mono – Catania
25 aprile – CSOA Cartella – Reggio Calabria

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