E pur si muove. Con un iter lento come la scrittura dell’ultimo romanzo di George R.R. Martin, la nuova legge sugli sconti dei libri procede verso l’approvazione. Secondo questa nuova normativa, lo sconto massimo che tutti potranno offrire, da Amazon ai grandi gruppi editoriali fino al piccolo libraio indipendente, sarà del 5%, con la possibilità di contare sulle classiche campagne annuali, che dovrebbero arrivare a uno sconto al pubblico del 20%.

Come sempre le opinioni sono assolutamente discordanti. Qualcuno sostiene che sarà un provvedimento che colpirà le famiglie, altri che finalmente verrà ridimensionata la forbice di concorrenza sleale dei più grandi verso i più piccoli. Io non penso che questo basterà a rimettere in carreggiata il settore, ma sicuramente sarà un primo vero passo verso quel cambiamento necessario che deve interessare tutta la filiera, se si vuole rilanciare la cultura nel paese.

Questa legge prenderà il posto della attuale, la legge Levi in vigore dal 2011, che dati alla mano non ha garantito possibilità uguali verso tutti gli interpreti dello scenario. In questi anni, infatti, il numero di punti vendita è precipitato, l’offerta è cresciuta a dismisura a discapito della qualità e il prezzo medio del libro cartaceo è salito fino ad assestarsi intorno ai venti euro per una novità.

Come detto il problema è complesso, e non basterà questo intervento a risollevare il comparto, tuttavia dal mio punto di vista questo passaggio è molto importante perché il primo, vero grosso problema del libro in Italia sta nello svilimento del concetto di libro stesso.

Quando ho provato a sintetizzare l’argomento su questo blog mi sono beccato un sacco di commenti negativi, per un bizzarro malinteso secondo il quale, siccome il libro costa tanto, il libraio sarebbe un crapulone arricchito e speculatore che va in vacanza ai Caraibi con gli incassi dei testi scolastici. Altre volte ho sentito che faremmo parte della categoria che, col passaggio all’euro, avrebbe raddoppiato i propri incassi a danno dei consumatori. Sono tutte corbellerie, datevi pace.

Torno a spiegare che il guadagno del venditore sul prezzo del libro, che è a sua volta imposto dall’editore, è del 30% circa. Se da quel 30% togliete le tasse, la luce, la spazzatura, la carta del pacchetto, il segnalibro in regalo, la busta di carta, i contributi dei dipendenti e così via, vi renderete conto che dei Caraibi al massimo possiamo comprarci la guida. Ma se da quel 30% si decurta un ulteriore 15% che resta? Ve lo dico io, la chiusura.

E se quel 15% di sconto lo vedete esposto sui titoli presenti nelle catene di elettrodomestici, all’autogrill, dal benzinaio, alle poste, in edicola, e soprattutto nelle vetrine delle grandi librerie, che succede nella testa della gente? Passa il messaggio che il prezzo del libro è negoziabile, trattabile, discutibile, gonfiato. E la gente lo sconto comincia a pretenderlo, e anche con maleducazione, perché il libro sta dappertutto ed è sempre scontato. Eppure il prezzo imposto c’è su molti altri prodotti, sui quali nessuno si sentirebbe in diritto di negoziare. Chi ha mai chiesto uno sconto acquistando un quotidiano o facendo il pieno?

Ma andiamo oltre. A chi dice che siamo superati dal progresso, che la carta è un bene volatile e prezioso e che l’ebook ci porta nel futuro io rispondo “po’ esse!“, ma ogni medaglia ha il suo rovescio. Se Amazon non fa pagare la spedizione e applica uno sconto monstre è per colpa di chi lo consente, non del progresso. Quello che forse non sapete è che quando però c’è il blocco del traffico per l’aria malsana è anche per colpa delle migliaia di consegne che, ogni giorno, vengono effettuate per offrire un servizio ad personam che non dovrebbe essere così conveniente, perché poi le conseguenze le paghiamo tutti, da chi respira a chi trova i cassonetti della carta stracolmi perché gli imballi non sono ancora edibili, a chi si lamenta perché il suo romanzo ordinato in libreria ha un ritardo di un giorno.

Un disservizio spiacevole, ma che quasi sempre ha la sua origine nelle righe piccole dei contratti dei corrieri, che devono dare la priorità ai pacchi a marchio Bezos. Le conseguenze immediate dello sconto al 5% saranno quindi una riduzione dei titoli e dei prezzi, con un naturale miglioramento della qualità delle proposte, la fine del clamoroso vantaggio dell’online con la possibilità di far valere il grande valore aggiunto dell’intermediazione del libraio grazie al quale potreste, alla modica cifra di un euro e qualche centesimo in più, farvi consigliare tra gli scaffali, ritrovando il piacere di andare a scoprire un prezioso contatto umano invece di aspettare una consegna a orari imprecisati.

Ma la cosa più importante sarà che forse il libro ritroverà la sua piena dignità, e smetterà di essere usato come orpello da instagrammare vicino a tazze di tè coi biscottini, per tornare a essere semplicemente letto, mentre i poracci che fanno showrooming in libreria per comprare poi le cose in Rete riscopriranno infine il valore della loro dignità porgendoci il testo in cassa.

Il Fatto Personale

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