Cultura

“Triplo Gioco”, il più fatale errore della Cia nel nuovo libro di Joby Warrick. La realtà come un film

Lo scrittore Premio Pulitzer per "Bandiere Nere" torna a raccontare il terrorismo con una prosa da grande spy-story americana. Una storia vera e tragica, quella di Humam al-Balawi, estremista giordano che riesce a raggirare i servizi segreti Usa e colpire al cuore la più potente agenzia d'intelligence del mondo

di Gianni Rosini

Terroristi di al-Qaeda, servizi segreti giordani, agenti della Cia, mercenari della Blackwater raccontati con una scrittura pulita e scorrevole. Triplo Gioco di Joby Warrick (La Nave di Teseo, 412 pag., 17 euro) è un libro degno delle migliori spy-story hollywoodiane. Un racconto fluido e coinvolgente che potrebbe trasformarsi in una sceneggiatura impeccabile. Ma la cosa più sorprendente è che si tratta di una storia vera. Anzi, di più: è il racconto di uno dei più grandi (e fatali) errori commessi dalla Cia nella lotta al terrorismo.

Nella sua ultima opera, l’autore Premio Pulitzer con il best seller Bandiere Nere racconta la storia di Humam al-Balawi, medico giordano dalle incredibili capacità persuasive che è riuscito a raggirare esperti profilatori e agenti segreti del più importante servizio d’intelligence del mondo, arrivando così a sferrare uno degli attacchi più letali nei confronti della Cia, quello alla base segreta americana di Khost, in Afghanistan.

Al-Balawi è entrato nel mirino degli agenti segreti di Amman e Washington quando questi sono riusciti a ricollegarlo allo pseudonimo di Abu Dujana al-Khurasani, blogger estremista che invocava il jihad contro gli Stati Uniti, fomentato dalla guerra al terrorismo che ha seguito gli attacchi dell’11 settembre. Catturato e interrogato per giorni, l’uomo riesce a far credere ai suoi carcerieri di essere disposto (e capace), dietro lauto compenso, ad infiltrarsi nei gruppi Taliban del Nord Waziristan, terra di guerriglieri e terroristi tra Pakistan e Afghanistan, e di poter risalire la catena gerarchica di al-Qaeda, portandoli direttamente al vertice dell’organizzazione, all’ideologo dell’organizzazione, il vice di Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri.

Inizia così una partita a scacchi tra l’informatore triplogiochista e i servizi d’intelligence, fra soffiate, successi militari, esche e abboccamenti che si intrecciano con le storie di agenti segreti americani, uomini del Mukhabarat giordano, informatori, ex membri delle forze speciali e contractor pagati da Washington che saranno tra le dieci vittime dell’attentato progettato dal terrorista. Un racconto, quello di Warrick, diviso tra la tragicità delle storie personali e l’adrenalinico tira e molla tra le parti in gioco con, a fare da sfondo, le inquietanti presenze dei grandi capi terroristi.

Il giornalista del Washington Post, attraverso una ricostruzione dettagliata degli eventi, con l’ausilio di oltre 200 interviste e l’uso di una scrittura degna dei migliori romanzi di spionaggio, ci regala un racconto amaro e coinvolgente inserito nell’infinita guerra al terrorismo condotta dagli Stati Uniti.

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