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Padova, sequestrati 10mila chili di carne suina cinese: “Rischio contaminazione peste suina”. Sindaco: “Traffico organizzato, non episodico”

Sono stati i Baschi Verdi della Guardia di Finanza a sequestrare la merce in un magazzino di ingrosso alimentare nella zona industriale della città. I bancali erano accatastati vicino a un ammasso di rifiuti e a scaricarli erano quattro cittadini bengalesi impiegati senza contratto
Padova, sequestrati 10mila chili di carne suina cinese: “Rischio contaminazione peste suina”. Sindaco: “Traffico organizzato, non episodico”
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Con i rischi di diffusione della peste suina africana che ha colpito la Cina e che rischia di diffondersi in Europa, le autorità sanitarie e giudiziarie padovane hanno preso in poche ore la decisione di distruggere quasi 10mila chili di carni importante dall’Asia. Erano state scoperte in un capannone nella zona industriale del capoluogo veneto, dove sono numerosi gli insediamenti di attività economiche cinesi. Lo scopo della società che ha fatto arrivare la merce in Italia era proprio quello di nascondere il quantitativo di carne, di cui è evidentemente forte la richiesta visto l’avvicinarsi del Capodanno cinese.

Sono stati i Baschi Verdi della Guardia di Finanza a sequestrare la merce in un magazzino di ingrosso alimentare nella zona industriale di Padova. Si tratta di 9.420 chili di carni suine di origine cinese, la cui importazione è vietata in base a un provvedimento del Ministero della Salute, come misura preventiva contro la diffusione dell’epidemia.

I finanzieri tengono da tempo sotto controllo i flussi di importazione delle merci dalla Cina, in particolare quelle alimentari, e le attività degli esercizi commerciali orientali che sono particolarmente numerosi a Padova. Una società, il cui titolare è un cinese, in pochi mesi era diventata uno dei principali player a livello regionale delle forniture all’ingrosso di prodotti etnici per ristoranti orientali. Quando è arrivato un container che formalmente trasportava solo generi alimentari di origine vegetale, i finanzieri si sono presentati nel capannone. I bancali erano accatastati vicino a un ammasso di rifiuti e a scaricarli erano quattro cittadini bengalesi impiegati senza contratto, anche se regolarmente in Italia. Una prima verifica ha accertato che tutta la merce (circa 23mila chili) era stata stoccata, con l’interruzione della catena del freddo. Ma la scoperta più preoccupante è venuta da ciò che era nascosto sotto i bancali di verdura, che alla fine si sono rivelati essere un carico di copertura per l’importazione illegale di carne suina.

“Si trattava di un carico decisamente corposo, a conferma che, con l’approssimarsi dei festeggiamenti del Capodanno cinese, le carni suine sono particolarmente richieste dagli immigrati cinesi che le acquistano a prezzi inferiori incuranti delle potenziali conseguenze per la salute”. Così è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede del comando provinciale della Finanza, presente il procuratore Antonino Cappelleri. Dopo essersi consultato con il Ministero della Salute, il personale dell’Ulss 6 ha emesso un provvedimento d’urgenza di distruzione immediata delle carni. L’imprenditore cinese è stato denunciato per commercio di sostanze alimentari nocive, diffusione di malattie delle piante o degli animali, contrabbando e violazione della disciplina igienica della produzione e della vendita di sostanze alimentari. Il gip, inoltre, ha ordinato il sequestro preventivo dell’attività commerciale.

La partita di carni suine era stata sdoganata a Rotterdam, nei Paesi Bassi, ma era di contrabbando e quindi l’importatore dovrà pagare anche dazi doganali e Iva. Le indagini sono proseguite lungo la catena commerciale con il sequestro di altra merce in alcun ristoranti o depositi di alimentari. Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, ha commentato: “Non si tratta di stroncare solo chi fa concorrenza sleale, ma nel caso di prodotti alimentari come questi anche di tutelare la salute pubblica. Il fatto che la carne suina fosse nascosta in doppifondi fa capire che si tratta di un traffico organizzato e non episodico”. Il governatore Luca Zaia ha invece dichiarato che “è ora di finirla. Chi pensa di arricchirsi sulla pelle dei veneti deve essere punito”.

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