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Craxi e il Torino, De Mita e l’Avellino, Andreotti e la Roma ecc: in La Repubblica nel Pallone l’amore dei politici per il calcio

Nel volume edito da Rogas, gli autori Fabio Belli e Marco Piccinelli ripercorrono storie e aneddoti di un rapporto non sempre idilliaco, dove la classe dirigente, fra passioni sincere e matrimoni d’interesse, ha sempre cercato di avvalersi dello sport più popolare per costruire carriere e gestire affari
Craxi e il Torino, De Mita e l’Avellino, Andreotti e la Roma ecc: in La Repubblica nel Pallone l’amore dei politici per il calcio
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Bettino Craxi che sul finire degli anni ’80 salva il Torino e, grazie al suo “compagno” socialista Gian Mauro Borsano, lo spinge fino alla finale di Coppa Uefa contro l’Ajax, “quella dei rigori negati e della sedia alzata di Emiliano Mondonico”. Ciriaco De Mita e l’epopea della sua “Magna Grecia” democristiana che, casualmente, è coincisa con i fasti dell’Avellino in Serie A, fra brindisi con gli arbitri e stilettate agli Agnelli. E poi la Roma di Andreotti, l’amore (non corrisposto) dei vertici del Pci verso la Juve “dei padroni”, Berlusconi e il suo Torrescala di Dell’Utri e Zucconi venuto prima del Milan di Sacchi e Van Basten, le liste civette romane “Avanti Lazio” e “Forza Roma”. In La Repubblica nel Pallone, edito da Rogas, gli autori Fabio Belli e Marco Piccinelli ripercorrono storie e aneddoti del rapporto non sempre idilliaco fra la politica e il calcio, dove la classe dirigente, fra passioni sincere e matrimoni d’interesse, ha sempre cercato di avvalersi dello sport più popolare per costruire carriere e gestire affari.

E proprio il racconto del legame fra Craxi e il Torino è fra le storie forse meno conosciute del libro, in un momento in cui la controversa figura dell’ex leader socialista è tornata a far discutere in seguito al film di Gianni Amelio Hammamet. Fu forse un caso che l’ultimo giornalista a intervistare Craxi, nel 1999, fu un giovane Fabio Caressa, oggi fra le voci più popolari della telecronaca sportiva italiana. Meno casuale l’acquisto del Torino Fc, a cavallo della retrocessione del 1989, da parte di Gian Mauro Borsano, divenuto poi deputato del Psi nel 1992. Si legge nel libro: “Craxi fa qualcosa che non aveva mai fatto precedentemente: lavora dietro le quinte per il Toro”, squadra che tifava sin da bambino (aveva 14 anni quando si verificò la tragedia di Superga).

“Scelta molto oculata – scrivono Belli e Piccinelli – quella di Borsano, da parte di Craxi, che indulgerà a una insolita passerella pubblica nel neonato stadio Delle Alpi, simbolo della grandeur e degli sprechi di Italia 90, fianco a fianco in tribuna col nuovo presidente. Una foto che, al netto della potenza del leader socialista, rappresenta una sorta di credito illimitato per il presidente, che ha appena festeggiato il ritorno in Serie A al primo colpo”. Poi arrivarono Tangentopoli, l’arresto di Borsano, la fine dell’epopea socialista, la fuga ad Hammamet. E il Toro del garofano smobilitò partendo dalla cessione del suo pezzo pregiato, la giovane promessa Gigi Lentini. “Mario Chiesa – si legge – il ‘mariuolo isolato’, come Craxi lo definì, provocò l’effetto valanga di Tangentopoli mentre Borsano iniziava a scagliare le sue picconate al sistema calcio. Lentini passa al Milan con abbondanti iniezioni di pagamenti in nero”.

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