Auto tedesche in picchiata. Nel 2019 la produzione di quattroruote in Germania ha fatto un altro passo indietro ed è scesa ai livelli più bassi da quasi un quarto di secolo. Le case automobilistiche come Volkswagen, BMW e Daimler hanno infatti sfornato 4,66 milioni di veicoli, il numero più basso dal 1996. Lo ha reso noto la federazione dell’industria automobilistica VDA, evidenziando un calo del 9%, risultato della contrazione della domanda sui mercati internazionali. Nel 2019, poi, sono state esportate quasi 3,5 milioni di auto tedesche, in flessione del 13% sul 2018.

L’industria dell’auto è il perno della forza produttiva della Germania e, in gran parte, del suo ruolo nell’economia globale, ma le preoccupazioni sull’inquinamento (intensificate dallo scandalo sulle emissioni diesel della Volkswagen scoppiato nel 2015 ed ancora attuale), i conflitti commerciali legati alla guerra dei dazi e il rallentamento dell’economia globale hanno pesato fortemente sulla domanda estera.

Con i consumi interni che hanno sostenuto il mercato nonostante il rallentamento della crescita economica, le nuove immatricolazioni di automobili sulle strade tedesche hanno registrato nel 2019 un aumento del 5%, per un totale di 3,6 milioni. Ma le esportazioni di auto dalla Germania verso il resto del mondo sono diminuite ancora più drasticamente della produzione. Se nel 1998 poco meno del 12% delle auto vendute nel mondo era tedesco, lo scorso anno, spiega Ferdinand Dudenhoffer, del Centro di ricerca sull’Automotive, la percentuale si è dimezzata ed è scesa sotto il 6 per cento.

Le conseguenze sono evidenti anche sull’occupazione: Daimler, Volkswagen e il fornitore di ricambi Continental hanno annunciato drastici piani di ridimensionamento dei posti di lavoro per ridurre i costi. E il peggio potrebbe concretizzarsi nei prossimi anni: la produzione di veicoli “ecologici” richiede infatti l’impiego di meno forza lavoro, mettendo a rischio in Germania ben 800mila posti nel settore.

Allo stesso tempo, l’industria è chiamata ad importanti investimenti di miliardi euro proprio per sviluppare veicoli meno inquinanti ed affrontare la sfida dell’elettrico e dell’ibrido, per ora vinta dai produttori giapponesi. Non indifferente è peraltro la concorrenza delle corse a noleggio e in particolare di Uber, il cui mercato è ormai equivalente a quello di Daimler.

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