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Acqua alta a Venezia, Mose ancora fermo: “Si è pensato a una sperimentazione parziale, ma i benefici erano pochi e c’erano rischi”

L'intervista a Cinzia Zincone, il provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto in pectore. Lunedì 23 dicembre è stata predisposta la prima entrata in funzione delle paratie alla bocca di Treporti, ma poi è stata fermata: "Tutto è stato valutato molto seriamente, prima di arrivare alla decisione che abbiamo preso nella notte”
Acqua alta a Venezia, Mose ancora fermo: “Si è pensato a una sperimentazione parziale, ma i benefici erano pochi e c’erano rischi”
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“Tutto è stato valutato molto seriamente, prima di arrivare alla decisione che abbiamo preso nella notte”. Cinzia Zincone è il provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto in pectore. La nomina non è ancora formalizzata, ma dovrebbe essere lei a subentrare a Roberto Linetti (in pensione da settembre) ai vertici della struttura che ha assorbito le funzioni del Magistrato alle Acque di Venezia, travolto nel 2014 dallo scandalo delle tangenti Mose.

Dopo il 12 novembre qualcuno aveva detto che il Mose avrebbe dovuto entrare in funzione, altri che non è ancora in grado di farlo. Perché avete predisposto il primo avvio operativo?
“Vista la situazione, si è ritenuto in un primo tempo che fosse utile una sperimentazione in situazione di emergenza. Per questo abbiamo preparato tutto”.

Cosa avete fatto?
“E’ stata una giornata concitata e febbrile. Abbiamo ovviamente coinvolto il Consorzio Venezia Nuova e i suoi commissari, abbiamo informato la Prefettura e la Capitaneria di Porto, a cui sarebbe spettato poi interrompere il traffico marittimo”.

Ma sull’effettiva utilità dell’innalzamento delle barriere?
“Abbiamo chiesto relazioni sull’evoluzione meteorologica e delle maree, per effettuare un calcolo dei benefici e dei costi”.

Risultato?
“Nella serata di lunedì è arrivata un’ultima relazione in cui i benefici erano indicati come piuttosto modesti. Potendo innalzare solo la barriera di Treporti, era stato calcolato un beneficio limitato all’abbassamento del livello d’acqua di circa 5 centimetri. Ma considerando altri fattori si poteva arrivare solo a uno-due centimetri. Anche perché con una marea prolungata l’acqua avrebbe avuto il tempo di entrare in laguna dalle altre bocche”.

E i rischi?
“Erano legati alla durata dell’onda, che avrebbe ridotto l’efficacia dell’intervento. Ma anche alla concentrazione dei venti su Venezia. E all’eventualità di calo o assenza della corrente elettrica, con conseguente ingestibilità del Mose”.

Infatti il sistema dei generatori non è completato…
“Ma anche i compressori che fanno innalzare le barriere, iniettando aria al posto dell’acqua, non sono tutti in funzione. E quindi i tempi per l’innalzamento sono più lenti”.

Chi ha gestito questa fase di valutazione finale?
“La sottoscritta e il commissario straordinario Elisabetta Spitz. La decisione l’abbiamo presa noi e credo che abbiamo fatto la scelta giusta”.

Intanto la città è sott’acqua e aspetta una soluzione.
“La capisco benissimo. Se vivi il problema dell’acqua alta, ti prende dentro. È un incubo. Diventa un peso che entra nella vita di tutti”.

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