Need For Speed: Heat è l’ultimo capitolo di uno dei più longevi brand di racing game, brand che festeggia quest’anno il suo 25° anniversario, ed arriva sul mercato con l’arduo compito di riconquistare il cuore dei fan delusi dagli insoddisfacenti capitoli più recenti. Per farlo il team di Ghost Games ha cercato ispirazione nel periodo d’oro della saga, quello degli Underground, di Most Wanted, Carbon e ProStreet, creando un titolo che offre un’esperienza duale giorno/notte, alternando corse su strada legali ed illegali ed inseguimenti con la polizia.

Il player su Heat viene proiettato a Palm City e dintorni, una zona che richiama il sud-est statunitense con la città vagamente somigliante a Miami, sulle cui strade di giorno si corrono gli eventi del Speedhunter Showdown, una serie che promuove gare su strada legali e che offre ai piloti la possibilità di guadagnare i soldi necessari a migliorare il proprio veicolo, la notte invece è il momento delle corse clandestine, gare utili per accrescere la propria reputazione ed ambiere ad entrare nella League, il gruppo dei migliori street racer della città. A contorno, lo scontro con una task force anti-street racing della polizia, comandata dal tenente Mercer, pronta a tutto con una trama che vede il giocatore vestire i panni di un protagonista che offre forse la giusta via di mezzo tra il silenzioso di “Need For Speed” ed i tre di Payback.

Il passaggio dal giorno alla notte, e viceversa, non avviene automaticamente come nel precedente capitolo, ma la scelta è lasciata al giocatore: ogni qualvolta si sceglie di uscire dal garage si potrà optare se correre di giorno o di notte; per avanzare sarà necessario alternare tra l’una e l’altra, visto che le gare legali sono la principale fonte di denaro, mentre quelle clandestine lo sono per la reputazione necessaria a salire di livello e sbloccare missioni, auto e potenziamenti. Completando vari obiettivi aggiuntivi è possibile ottenere un po di reputazione di giorno ed un po di denaro la notte, ma non abbastanza da permettere al giocatore di avere la libertà di scegliere di correre esclusivamente (o quasi) in una o l’altra modalità.

Le corse su Heat mantengono l’esperienza arcade tradizionale della saga (se si escludono i due Shift), ma offrendo la possibilità di ottenere effetti un po più realistici a seconda del setup dei componenti del veicolo. Rispetto al precedente capitolo, sono state rimosse le drag race, le gare di accelerazione, mentre rimangono drift, circuiti e sprint (quest’ultimi sia su strada che sterrato). Tra giorno e notte cambia il modo in cui il percorso di gara è delimitato, new jersey riempiti in acqua o sabbia nelle corse diurne, un segnale luminoso “virtuale” la notte; nulla impedisce veramente di tagliare o uscire di pista (anche se i new jersey rallentano un poco se vengono colpiti), ciò che conta è il passare attraverso i vari checkpoint.

Anche l’approccio della polizia cambia radicalmente dal giorno alla notte: nella modalità diurna la polizia quasi ignorerà il giocatore, mettendosi all’inseguimento solo se quest’ultimo la colpisce o compie azioni troppo spericolate; nella modalità notturna entra in scena la “task-force” sopra citata, offrendo un’esperienza di inseguimenti che fan sembrare quasi docili gli uomini del sergente Cross dello storico Most Wanted, sopratutto agli inizi quando il proprio veicolo non è molto potente: non raramente le gare notturne vedranno l’inserimento dei veicoli delle forze dell’ordine, pronte a tutto per fermare il player e metterlo fuorigioco, vedendo un dispiego maggiore di forze e di mezzi sempre più potenti e corazzati al salire del proprio livello d’allerta (inclusi blocchi e strisce chiodate).

L’unico modo per terminare l’inseguimento è riuscire ad allontanarsi abbastanza dalle pattuglie all’inseguimento, usando maggiormente tattica ed ambiente circostante, evitando quanto possibile gli scontri: l’automobile del player non è più l’inarrestabile juggernaut con cui distruggere ogni inseguitore, ma prenderà danni ogni qualvolta colpisce un veicolo o un ostacolo, o viene colpita, in modo proporzionale alla velocità a cui avviene lo scontro; è possibile riparare i danni passando dai distributori di benzina, ma solo 3 volte per ogni “notte” (di giorno non è presente alcun limite). Per azzerare il proprio livello d’allerta bisognerà raggiungere uno dei vari nascondigli sparsi sulla mappa, concludendo la “notte” e vedendo la reputazione accumulata moltiplicarsi per il livello d’allerta stesso. Se invece un inseguimento finisce male, ossia l’auto viene fermata o distrutta, il moltiplicatore verrà azzerato e si incasserà solo la reputazione di base che si era ottenuta, oltre a pagare una salata multa.

Rispetto a Payback, oltre al sistema della polizia, anche il sistema degli upgrade e quello delle classi di veicolo sono stato rinnegato, vedendo tornare al posto delle speedcard i vari componenti reali, vedendo per ognuno la possibilità di acquistarne di vari livelli crescenti (base, super, pro, elite, ultra) man mano si avanza di livello, oltre alla possibilità di sostituire completamente il motore. Se alcuni componenti influiscono principalmente sulla potenza del veicolo (come quelli prettamente legati al motore), altri come sospensioni, gomme e differenziale offrono varianti specializzate per le varie tipologie di gara, permettendo dunque di preparare un veicolo per drift, per le corse su strada o su sterrato semplicemente variando i componenti e non vedendo il mezzo bloccato per l’uso in una singola tipologia di gare come nel precedente capitolo. Ovviamente ciascuna delle 127 auto (di 33 produttori diversi, incluso Ferrari, Lamborghini e Porsche) è di base più o meno adatta ad una particolare tipologia di gara, con alcune più adatte a diventare auto per il drift, altre per la corsa su strada, altre ancora come i suv e jeep per il fuoristrada.

Sul versante estetico, la personalizzazione del veicolo affonda le sue basi in quella del precedente capitolo, offrendo uno dei sistemi più completi della saga, che ammicca ampiamente ai fan degli Underground, offrendo componenti specifici per ogni veicolo; sarà possibile personalizzare ulteriormente il veicolo con neon sottoscocca, fumo delle ruote e fiamme del nos colorati, oltre a varie tonalità per il clacson, sbloccabili completando le sfide (autovelox, salti e zone di derapata) e raccogliendo i vari collezionabili sparsi in giro per la mappa. Novità assoluta è la possibilità di personalizzare il suono dello scarico del veicolo, con 4 possibili opzioni, tra cui l’aggressività ed il rimbombo metallico.

Su Heat anche l’avatar del player è personalizzabile, potendo scegliere di base tra una serie di modelli (sia maschili che femminili), su cui sarà possibile variare taglio e colore dei capelli, copricapi, vestiti e scarpe, con varie opzioni di marchi conosciuti com Adidas e Kappa ad affiancare marchi inventati. Un piacevole ritorno è la modalità fotografica avanzata, anche se essendo associata alla pressione prolungata di un tasto (sia da tastiera che da controller) è meno immediata da attivare per uno scatto “in action”.

Graficamente, su PC il titolo non si discosta tanto rispetto a quanto visto su Payback nel 2017, offrendo modelli dall’aspetto realistico ed un’ottima varietà di ambientazioni; l’unica pecca è quell’impressione a livelli di dettagli alti di essere molto demandante anche su macchine altamente prestazionali. Ottimo il comparto sonoro, sia sul versante di motori e scarichi sia dei brani che compongono la colonna sonora, quest’ultima resta sempre uno dei punti forti della saga.

Nel complesso Need for Speed: Heat è a nostro parere il miglior titolo della saga da quando EA l’ha affidata a Ghost Games, riuscendo ad offrire l’esperienza di personalizzazione amata dai fan di Underground, un sistema di inseguimenti finalmente in grado di superare quello di Most Wanted, ed includere le gare legali che han caratterizzato ProStreet, offrendo una grafica in linea con i tempi. Su alcuni aspetti lascerà sicuramente scontenti alcuni giocatori, ma se avete amato i titoli degli anni 2000 è un must.

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