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Lega, Salvini manda in soffitta Nord e Padania: al congresso di Milano completa la transizione verso il nuovo partito sovranista

In sordina, senza annunci e comizi, al tredicesimo congresso natalizio del partito l'ex ministro dell'Interno finirà di svuotare quel che resta del partito di Umberto Bossi. Con un cambio dello statuto si avvierà il passaggio verso il nuovo soggetto politico nazionalista. Assente la minoranza di Fava. Maroni: "Funerale? No, Lega è immortale". Speroni: "Non so cosa succederà a me e a quelli come me"
Lega, Salvini manda in soffitta Nord e Padania: al congresso di Milano completa la transizione verso il nuovo partito sovranista
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Il Nord va in soffitta, la Padania scompare, della secessione non rimarrà più nulla. Via anche il vecchio Carroccio, mentre sopravviverà Alberto da Giussano: sarà solo un simbolo, una spilla che chiunque – previo consenso – potrà appuntarsi al bavero della giacca. Da un albergo a quattro stelle alla periferia nord di Milano, Matteo Salvini completa la transizione: via la vecchia Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, avanti con il nuovo partito sovranista che guarda a Sud e sventola il tricolore. In sordina, senza annunci e comizi, al tredicesimo congresso natalizio del partito l’ex ministro dell’Interno finirà di svuotare quel che resta del partito di Umberto Bossi.

Sabato 21 dicembre all’hotel Da Vinci, zona Comasina con vista sull’A4, arriveranno i cinquecento delegati che ieri hanno ricevuto il nuovo statuto del partito. A scriverlo Roberto Calderoli, padre dell’incostituzionale Porcellum e uomo dei regolamenti dell’epoca salviniana. Il termine per presentare emendamenti scadeva oggi e ci volevano 150 firme per ogni modifica: lo statuto, insomma, è blindato. A decidere come e quando liquidare la vecchia Lega sarà soltanto Salvini e la sua cerchia di fedelissimi che dal 2014 governa il partito. È per questo che la minoranza, quei 20-30 che dicono no alla svolta, a Milano non ci sarà. “Non partecipiamo a un congresso dove non abbiamo diritto di parola”, ha detto Gianni Fava, ultimo competitor di Salvini alle primarie del 2017.

Completamente opposto l’umore di Roberto Maroni, storico numero due di Bossi – non sempre allineato col fondatore – e segretario del Carroccio dopo che le inchieste giudiziarie travolsero il senatur: “La Lega è immortale, domani non sarà il funerale della Lega ma un passaggio di testimone”. Meno ottimistiche le opinioni degli altri leader storici. “Domani sarà il ‘funerale della Lega Nord’? Se fossi un indovino avrei la palla di vetro…”, allarga le braccia Roberto Castelli, ex ministro della giustizia. “La vecchia Lega rimane in vita, ma cosa succederà di me e degli altri come me da domani non lo so“, si chiede timoroso Francesco Speroni, ex ministro delle Riforme del primo governo Berlusconi e oggi segretario del Carroccio e Busto Arsizio. Dubbioso anche Mario Borghezio, che spera ci sia “un riconoscimento della persona e del ruolo politico di Umberto Bossi”.

In effetti delle poche cose che sono state “salvate” da Calderoli nel nuovo statuto è l’incarico di presidente a vita per Umberto Bossi, che però avrà meno poteri. Per il resto le modifiche sono sostanziali: l’organigramma sarà dimezzato e per sciogliere la Lega Nord basterà la maggioranza assoluta in consiglio federale, mentre prima occorrevano i quattro quinti. I militanti potranno avere la doppia tessera (in precedenza era vietata) e quindi potranno passare in massa alla Lega per Salvini premier, la versione sovranista che ha abolito il verde, il sole delle Alpi, il Carroccio e l’indipendenza della Padania. Risparmiato solo Alberto da Giussano, il cui simbolo, però, potrà essere “concesso” a partiti con finalità simili. Il cambiamento fondamentale è soprattutto uno: in caso di dimissioni del segretario il partito sarà affidato a un commissario federale. È quello che, secondo più fonti, succederà sabato: Salvini si dimetterà e arriverà un commissario con pieni poteri.

Si tratterà praticamente del liquidatore della vecchia Lega nord, mentre tutti gli sforzi di via Bellerio saranno definitivamente concentrati sul nuovo partito. Quello vecchio rimarrà aperto solo come bad company, impossibile da sciogliere visto che ha un debito da 49 milioni di euro con la procura di Genova. E poi la questione secessionista ha ancora sostenitori quando si tratta di donare il 2 per 1000 dell’Irpef, come prevede il nuovo sistema di finanziamento dei partiti: nel 2018 la “vecchia” Lega Nord per l’Indipendenza della Padania ha incassato 922.040 euro. Niente a che vedere col successo della Lega sovranista di Salvini (che ha incassato 2 milioni e 40mila euro) ma è comunque un gruzzolo al quale non ha senso rinunciare. Per questo motivo il vecchio Carroccio verrà probabilmente trasformato in una sorta di fondazione storica. Ufficialmente servirà a mantenere la memoria del passato: la secessione, i confini padani, le acccuse a ‘Roma ladrona‘, l’acqua del Po. In realtà servirà a pagare i debiti e incassare le donazioni dei nostalgici.

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