Un incontro “tecnico”, in un’atmosfera “positiva e costruttiva”. Ma “non risolutivo“. Insomma, stando a quanto riferiscono fonti di maggioranza il vertice di due ore a Palazzo Chigi sulla discussa riforma del Meccanismo europeo di stabilità non è bastato per decidere come il governo intende muoversi in vista del vertice Ue di dicembre quando la revisione dovrebbe ottenere il via libera definitivo dai Paesi dell’Eurozona. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo le stesse fonti, ha sottolineato che si trova a dover difendere e spiegare una riforma negoziata dal precedente governo di cui faceva parte la Lega, i cui vertici erano al corrente dei contenuti. Già a giugno però, come raccontato dal Fatto quotidiano, il Carroccio era contrario alla ratifica e chiedeva di porre il veto. “Gualtieri? È stato informato male e dunque ignora che sul Mes la Lega, compreso in sottoscritto, ha sempre espresso netta contrarietà”, ha ribattuto Matteo Salvini. “Chieda pure al suo predecessore Tria che si è vantato, anche pubblicamente, di aver ostacolato la Lega e di aver fatto passare la sua linea”.

Il premier Giuseppe Conte, che riferirà in Parlamento il 10 dicembre, durante il vertice si è allontanato per incontrare il commissario economico agli Affari Economici Pierre Moscovici che ieri parlando al Corriere aveva ricordato come la revisione del Mes comprenda il cosiddetto backstop per le banche, rete di sicurezza che può intervenire se il fondo di risoluzione unico non è sufficiente. E oggi ha rilanciato: quello sul Mes “è un testo accettato a giugno da parte del governo precedente, oggi ci sono persone che ne parlano in modo diverso, ma c’erano anche loro” quando è stato adottato. Secondo Moscovici “nessuno ha voluto mettere l’Italia sotto tutela” con la riforma, “credo sia accettabile e vantaggiosa per l’Italia” perché “è un passo avanti importante per l’unione bancaria, per il backstop. Non capisco perché l’Italia dovrebbe considerare il Mes un problema, è piuttosto un contributo, un progresso per il sistema bancario italiano”. Il trattato è “piuttosto tecnico, ma anche un compromesso favorevole all’Italia e come tale accettabile dall’Italia”.

Al vertice hanno partecipato i ministri Luigi Di Maio, Enzo Amendola, Roberto Gualtieri, Federico D’Incà e Luigi Marattin per Italia viva, oltre al capo delegazione del Pd Dario Franceschini. Secondo Marattin la maggioranza non ha raggiunto una “soluzione” ma si continua “a ragionare”. Gualtieri ha tentato di fugare i dubbi, in particolare quelli sollevati dal M5S e da Stefano Fassina di Leu. Passi avanti, secondo le stesse fonti, sarebbero comunque stati fatti. Il timore sollevato da alcuni, in particolare da Fassina, sarebbe stato quello di ritrovarsi con Paesi di serie A e serie B nell’accesso alla liquidità, a causa di criteri troppo severi di ammissibilità fissati dalle nuove regole. Gualtieri avrebbe riconosciuto come legittime tutte le osservazioni, assicurando tuttavia che non ci sarebbero danni per il Paese con il disco verde alla riforma.

Intanto Salvini continua ad attaccare il premier evocando il “tradimento”: “Non vorrei che Conte, o chi per lui, avesse preso un impegno per salvare la poltrona. Se così fosse sarebbe alto tradimento, che viene punito con il carcere“, dice il leader della Lega a Unomattina. Secondo cui il Mes è “un trattato che rischia di far saltare i risparmi degli italiani, è un modo di fare terrorismo, sarebbe un trattato folle, un organismo privato decide di quanto tagliare i fondi delle banche per salvare le banche tedesche“.

Alberto Bagnai, senatore della Lega e presidente della commissione Finanze e Tesoro del Senato, lamenta poi che “solo oggi è stato distribuito ai senatori, col preventivo assenso del ministro, il testo italiano della bozza di riforma Mes, fino ad oggi secretato“. “Basta questo dettaglio a far capire il clima di sospetto e sfiducia nei riguardi del Parlamento manifestato in ogni snodo della trattativa dall’esecutivo precedente. Questo mentre in Germania il testo viene liberamente discusso nel pubblico dibattito, naturalmente in lingua tedesca. Da questa subalternità e da questo disprezzo verso il Paese e le sue istituzioni è purtroppo lecito aspettarsi il peggio. Il testo trasmesso è molto preoccupante. Sarebbe gravissimo se dovesse emergere che quello attualmente alla firma del prossimo Eurogruppo differisce anche di una sola virgola da quello che è stato, dopo una lunghissima trattativa, trasmesso al Parlamento da quel governo che per precisi obblighi di legge avrebbe dovuto trasmetterlo fin dall’inizio del negoziato”.

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