Qualsiasi atto medico comporta dei rischi per la salute. La scelta di un trattamento deve valutare il rapporto tra effetti terapeutici e collaterali. Si può quindi consigliare qualcosa che magari comporta dei pericoli anche piccoli, ma per la quale c’è poca o nessuna evidenza di giovare al paziente, come appunto le cosiddette “medicine alternative”? Qual è il livello di rischio accettabile rispetto al “beneficio zero”?

Un recente articolo del Guardian ha suscitato un interessante dibattito riguardo alla medicina tradizionale cinese, la quale impiega diverse pratiche tra cui l’agopuntura e la cura con le erbe. La federazione delle società mediche europee ha espresso preoccupazione riguardo al riconoscimento di queste terapie da parte dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms). Fermo restando la libertà di cura, e quindi anche la libertà di ricorrere a terapie che non hanno alcuna base scientifica, i medici hanno espresso il timore che questo possa essere interpretato implicitamente come un riconoscimento dell’efficacia.

Inoltre, anche se sono assenti le prove di efficacia, non si può dire lo stesso riguardo ai rischi. In questo blog, ho scritto spesso di pratiche come l’omeopatia e l’agopuntura, e ritengo che chi mi legge saprà già come la penso. In questi casi, l’apparente effetto terapeutico si può spiegare con l’effetto placebo o ancora meglio con una percezione errata. Quando si tratta una condizione che si potrebbe risolvere da sola, alcune persone attribuiscono la guarigione o il miglioramento dello stato di salute alla terapia alternativa.

Una strategia di marketing “moderna” per vendere prodotti alternativi è di offrirli come cosiddette “medicine complementari”. Si prescrive il medicinale con prove di efficacia insieme alla “medicina complementare”, e il paziente crede che la sua guarigione sia stata in qualche modo “accelerata”. Agopuntura e omeopatia non hanno alcuna base scientifica. Nell’agopuntura gli aghi sono posti su delle linee immaginarie definite “meridiani”, all’interno dei quali scorrerebbe una non meglio precisata energia vitale. I medicinali omeopatici sono essenzialmente acqua o zucchero.

Un discorso più approfondito meritano però le erbe utilizzate nella medicina tradizionale cinese o in altre parti del mondo. In questo caso, ci sono delle sostanze bioattive, la cui efficacia è reale, e non dipende da effetto placebo o errata percezione. Si stima che il 60% di tutti i farmaci derivi proprio da sostanze naturali, perché dal punto di vista biochimico tutti gli esseri viventi non sono poi così diversi. Ad esempio, le nostre proteine e quelle di un batterio o di una pianta sono costituite dagli stessi identici venti amminoacidi, tutti con la stessa configurazione relativa. Il Nobel 2015 per la medicina è stato assegnato a Youyou Tu, una signora che ha pubblicato le sue ricerche su riviste scientifiche di secondo piano, che in pratica non è mai uscita dalla Cina e che è una forte sostenitrice della medicina tradizionale cinese.

Con queste informazioni, il lettore sarebbe teso a pensare che la medicina cinese possa funzionare davvero, avendo qualcuno che ci crede ricevuto il massimo riconoscimento scientifico mondiale. In realtà, la storia del Nobel a Youyou Tu è decisamente più complessa. Il premio le è stato conferito per aver isolato una sostanza nota in occidente come artemisina dall’artemisia annua. L’estratto di questa pianta era parte della medicina tradizionale cinese, ma aveva scarsa possibilità di essere impiegato, perché troppo tossico. Invece, l’isolamento dell’artemisina in forma pura, seguendo il metodo scientifico, ha permesso di salvare milioni di vite umane. Questa molecola si è dimostrata efficace nel rallentare la replicazione del plasmodio della malaria, una malattia che uccide. Si stima che la scoperta di Youyou Tu abbia salvato centinaia di milioni di persone nel mondo.

In fondo, il processo che si è sviluppato è stato molto simile a quello che ha portato alla scoperta dell’aspirina in occidente. L’acido salicilico presente nella corteccia di salice era in grado di ridurre la febbre ma aveva scarse applicazioni a causa della sua tossicità gastrica. Invece, questa sostanza, purificata e modificata con un procedimento chimico definito acetilazione, è invece diventata il primo farmaco di massa, e ha permesso, in un’epoca in cui non si avevano alternative per ridurre la febbre, di salvare innumerevoli vite, pur non essendo esente da effetti collaterali. C’è anche una questione di controllo di qualità delle medicine tradizionali cinesi. Uno studio ha cercato di individuare nei preparati delle sostanze farmaceutiche, e ne ha trovate diverse, tra cui la codeina in un preparato presentato come antiasmatico.

In questo caso si commette il delitto perfetto: l’efficacia c’è, ma è dovuta a un farmaco di azione nota, non certo alle erbe. Qui si entra nel campo delle vere e proprie truffe, perché la pericolosità di assumere un farmaco non dichiarato è davvero alta. Inoltre, per la stessa agopuntura sono riportati casi (non frequenti, ma comunque significativi) di danni ai pazienti.

Rispetto alla solita obiezione “anche la medicina ufficiale ha effetti collaterali” si può rispondere osservando che la medicina su base scientifica ha effetti benefici misurabili sui pazienti, mentre le terapie alternative no. È bene anche ricordare che è molto rischioso dare una qualche credibilità alle terapie alternative, perché i pazienti potrebbero essere indotti a impiegarle in sostituzione delle cure efficaci, con danni indiretti davvero seri.

Ha senso oggi utilizzare estratti di erbe (che una loro efficacia la hanno) quando si rischiano degli effetti indesiderati? La risposta è che è più sicuro utilizzare una sola sostanza purificata piuttosto che somministrarsi tutta una serie di altri composti contenuti nelle piante che non solo sono inutili, ma potrebbero avere degli effetti collaterali. Ciascuno decide quale sia il modo migliore per tutelare la propria salute, ma la scienza non può esimersi dal mettere in guardia le persone da potenziali danni. È bene ricordare che tutto ciò che è inutile alla fin fine si dimostra anche dannoso, e per questo, sarebbe ben stare alla larga dalle terapie che non hanno alcuna evidenza di beneficio per i pazienti.

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