In un recente intervento sul Financial Times, Olaf Scholz ha lanciato un appello per il completamento dell’Unione bancaria europea. Secondo il ministro delle finanze tedesco, con la perdita della City di Londra come hub finanziario in seguito alla Brexit, esiste il rischio concreto che l’Europa diventi dipendente dagli Stati Uniti o dalla Cina per i servizi finanziari, una prospettiva che lui ritiene vada assolutamente evitata.

Nonostante siano stati compiuti diversi progressi importanti, il processo ad oggi appare ancora incompiuto. Sono stati istituiti organi di vigilanza unici europei, aumentati in modo significativo i livelli di capitale ed è stato istituito un quadro per ristrutturare le banche di importanza sistemica in fallimento senza mettere a repentaglio la stabilità finanziaria o dover utilizzare fondi pubblici. Tuttavia i mercati finanziari europei sono ancora frammentati ed esistono ancora barriere alla libera circolazione dei capitali e alla liquidità finanziaria.

L’appello descrive quattro passaggi per il raggiungimento dell’obiettivo indicato:

1. Un meccanismo comune di risoluzione di gestione delle insolvenze e risoluzione degli istituti bancari simile al Us Federal Deposit Insurance Corporation – ad oggi le banche che non sono di rilevanza sistemica sono soggette alle legislazioni nazionali;

2. Una ulteriore riduzione dei rischi connessi con i crediti non performing e con la ponderazione dei titoli di debito sovrano detenuti dagli istituti di credito;

3. Un meccanismo di assicurazione dei depositi comune a livello europeo;

4. Un’armonizzazione dell’imposizione fiscale sugli istituti di credito a livello europeo.

Si tratta di una dichiarazione abbastanza coraggiosa per un ministro tedesco, considerando che gli sforzi passati per promuovere l’Unione bancaria in Germania sono naufragati sull’opposizione dei conservatori dell’Unione cristiana democratica di Angela Merkel, così come le Sparkassen, o casse di risparmio, che hanno un proprio sistema di assicurazione dei depositi.

Dalle dichiarazioni di Scholz, che per il momento sono state formulate a titolo strettamente personale e non rappresentano la posizione ufficiale del governo di cui fa parte, traspare una sensibile preoccupazione per lo stato di persistente fragilità e frammentazione del sistema bancario europeo. Un elemento di debolezza che potrebbe rilevarsi particolarmente critico in un momento storico in cui l’Europa è sul punto di perdere la City di Londra, il suo tradizionale centro finanziario.

L’apertura verso un’ipotesi di integrazione, che inevitabilmente include meccanismi di mutualizzazione del rischio tra i diversi paesi, è stata opportunamente temperata da una serie di caveat e specifiche, volti a chiarire che la mitigazione degli oneri a carico degli Stati nazionali non potrà in nessun caso giungere al punto di incentivare comportamenti opportunistici o alimentare l’azzardo morale. Ad esempio, l’assicurazione sui depositi a livello europeo interverrà solo dopo l’esaurimento delle risorse della garanzia nazionale e opererà mediante finanziamenti di entità limitata coinvolgendo comunque gli stati nazionali nel caso di necessità aggiuntive. Solo una volta che l’Unione bancaria sarà realizzata completamente sarà possibile autorizzare in via limitata la copertura di alcune perdite.

A seconda delle preferenze e degli orientamenti, ci sono in giro diverse letture di questa: dalle più ottimistiche, che sottolineano l’“apertura” verso i paesi più deboli, a quelle scettiche che invece puntano l’attenzione sul “prezzo da pagare” per accedere ai benefici dell’Unione.

Provando ad evitare le interpretazioni estreme, è plausibile che dietro l’iniziativa del ministro tedesco ci sia una concreta preoccupazione per la debolezza degli istituti di credito europei e su come questa possa costituire uno svantaggio competitivo per l’economia dell’unione nei confronti del resto del mondo. Senza dunque immaginare complotti o fare dietrologia è plausibile che Scholz intenda letteralmente quanto ha scritto: il bisogno di un sistema più solido e integrato si è fatto impellente e non è tollerabile tergiversare oltre.

@massimofamularo

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