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La destra che non vota per la Commissione Segre si mostra per quel che è: anti-italiana

La destra che non vota per la Commissione Segre si mostra per quel che è: anti-italiana
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Prima facevano solo tenerezza. Adesso invece fanno ridere quelli che sperano in una normalizzazione della bestia salviniana, quelli che ancora oggi tifano per un centrodestra europeo, liberale, laico, moderato da costruire insieme a estremisti a tutto tondo come Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Se continuano così, non faranno più ridere, faranno solo rabbia, una fottutissima rabbia capace di far ribellare chi ancora spera che un’altra destra sia possibile. La scena di un’astensione codarda in occasione del voto per istituire una Commissione su odio e antisemitismo è di quelle che rimarranno, nella triste storia delle destre italiane, come un tonfo sordo alla fine di un pozzo sempre più nero. Sempre più profondo. E sempre più pericoloso.

Non può esserci speranza in questa destra. La stessa, per la cronaca, che nei mesi scorsi plaudiva il suo Capitano mentre sfilava in pubblico cambiando divise con la frequenza con cui noi comuni mortali cambiamo la biancheria intima. Che lottava per la vergognosa proposta di abolire il reato di tortura, sostenendo che impedisse ai bravi agenti di polizia di compiere fino in fondo il proprio dovere.

Una destra che promette protezione dal nemico di turno (l’immigrato clandestino oggi come oggi è la quintessenza del “pericolo pubblico”) e chiede in cambio di fare passi piccoli ma sempre più decisi oltre i confini della democrazia liberale e dello Stato di diritto.

Lo Stato come controllo sociale e nient’altro. Un mito alimentato con una costante semplificazione e brutalizzazione di un linguaggio che, nel vuoto politico di questi tempi, riesce a far presa sui cittadini spaventati. Ma al quale una destra vera, moderna, realista deve opporsi con tutte le sue forze, invece che mostrarsi colpevolmente compiacente. Rifuggendo ai facili applausi delle adunate di piazza per proporre la propria alternativa: una politica aperta, patriottica ma non per questo nazionalista.

Che non tradisca, al contrario di Matteo e Giorgia, la storia di un’Italia che è sempre stata capace di accogliere, rigorosa ma giusta. Ecco, di fronte a chi sputa quotidianamente sul passato della nostra nazione è arrivato il momento di dire basta e ribellarsi.

Le destre che non si riconoscono in questa moderna strategia del terrore, sempre mirata alla pancia degli elettori, devono smetterla di tergiversare e alzare la testa. Condannando con fermezza, senza attenuanti, chi tradisce i valori del suo Paese. Mostrandosi, sotto la maschera, per quello che è realmente: un anti-italiano.

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