Ma che vi ha fatto il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti? Ci sono giornalisti talmente a corto di notizie che hanno trovato il tempo andare a una scuola per chiedere che cosa studi suo figlio, un bambino di 8 anni, tra l’altro rivelando informazioni sensibili e dettagli che dovrebbero rimanere tra scuola e famiglia, anche quando di mezzo c’è un parlamentare! Lo so che sembra incredibile, ma è con queste “notizie” che un quotidiano a diffusione nazionale ha pensato di interessare i lettori!

In questo spazio, ho scritto più post riguardo all’allora ministra Valeria Fedeli. La ho criticata, anche duramente, in merito ad alcune azioni specifiche, ma mi sono sempre rifiutato di discutere dei suoi titoli di studio. Analogamente trovo surreali, prima ancora che di cattivo gusto, gli attacchi alla ministra Bellanova per il suo abbigliamento. Visto che di Fioramonti non si possono mettere in discussione i titoli di studio, essendo professore universitario, si è arrivati ad attaccare il curriculum scolastico del figlio. In questo modo, dopo aver toccato il fondo, si è iniziato a scavare verso nuovi abissi dell’etica giornalistica!

Fioramonti è stato anche attaccato per aver immaginato che dove ci sono bambini con genitori che provengono da paesi diversi, ma che hanno frequentato il luogo simbolo dell’inclusione, ovvero la scuola, e che sono di fatto italiani ma senza cittadinanza, si possa discutere se accoglierli pienamente nella nostra società riconoscendogli la cittadinanza (“ius culturae”). Non è certo più “italiano” un ragazzo che ha frequentato le nostre scuole impegnandosi con profitto, piuttosto che qualcuno che ha vissuto in un Paese lontano e il cui unico legame con l’Italia sia un lontano parente (il cosiddetto ius sanguinis ovvero la legislazione vigente)? È il caso di discuterne, di porsi il problema per affrontarlo in maniera seria e strutturale e rimarcare che lo ius cuturale è molto diverso dallo ius soli (chi nasce sul territorio italiano diventa italiano).

Arriviamo però alla colpa più grande di Lorenzo Fioramonti, quella che sarebbe davvero “imperdonabile”. Aver chiesto, con la concreta minaccia di dimissioni, finanziamenti adeguati per scuola e università. L’Italia nasce come paese contadino. La saggezza popolare dice che in tempo di carestia si rinuncia a tutto, ma non al seme. L’istruzione è quel seme che germogliando permette ai nostri ragazzi di crescere come cittadini e rilanciare il nostro paese. Ed è anche il miglior investimento di denaro pubblico che si possa immaginare. Infatti, i dati dell’Ocse stimano ad esempio che per ogni miliardo investito nell’università il ritorno per il Paese in termini di ricchezza sia circa 3,7 volte. Questo, perché persone più istruito hanno maggiori livelli di occupazione e quindi possono contribuire maggiormente alla fiscalità generale, partecipando maggiormente a pagare perciò gli ospedali, le forze di polizia che garantiscono la nostra sicurezza, l’assistenza per le persone fragili.

La visione di Fioramonti è stata banalizzata come “tassa sulle merendine”, quando, in realtà, riguarda una serie di interventi su beni che ben difficilmente possono essere definiti di prima necessità o benefici per la salute. È da sottolineare poi che si tratta di cifre irrisorie per il singolo. Come esempio pratico, un singolo euro per un volo intercontinentale che di euro ne costa 1.000. Quanto alle merendine, l’obesità infantile è ampiamente riconosciuta come una piaga sociale con costi non indifferenti per il nostro sistema sanitario. Pochi centesimi in più per uno snack ricolmo di grassi, zucchero o sale possono rendere il muro della scuola più solido. Incentiviamo i comportamenti virtuosi, educhiamo i più piccoli a mangiare sano e valorizziamo le condotte virtuose: con il risultato di ridurre anche i costi sanitari.

Fioramonti è stato attaccato da alcuni miei colleghi parlamentari perché immaginando la sua scuola ideale, ha ritenuto che fosse preferibile una bella carta del Pianeta piuttosto che crocifisso e foto del nostro amato Presidente Mattarella. Forse, a qualcuno che oggi lancia strali, sfugge il fatto che nella casa di tutti gli italiani, cioè nel Parlamento, alle pareti non ci sono né croci né foto del presidente! E soprattutto che ai genitori tutto sommato importa poco che cosa ci sia su quel muro, ma interessa prioritariamente che non crolli addosso ai loro figli.

Tra l’altro, quelle di Fioramonti non sono affatto idee nuove, ma soluzioni già testate altrove, perché in moltissimi paesi europei i sovrapprezzi su snack bibite gassate (pochi centesimi) ne hanno effettivamente ed efficacemente ridotto il consumo. Quindi non si tratta di straordinario, ma solo di misure di grande buon senso per difendere la salute dei nostri figli, per tutelare l’ambiente e per dare al Paese un futuro migliore. Tra l’altro, anche se con qualche difficoltà a causa di alcune visioni diverse all’interno dell’allora maggioranza, nella quale c’era una forza di governo che certo non metteva al primo posto l’istruzione, il precedente governo è riuscito dopo anni di tagli a incrementare il fondo per le borse di studio (da 236 a 246 milioni), il Foe, Fondo di finanziamento per gli enti di ricerca (da 1.697 a 1.773 milioni) e il Fondo di Finanziamento Ordinario per l’università (da 7.318 a 7.450 milioni). Altro che ulteriori tagli come qualcuno ha continuato (sbagliando) ad affermare strumentalmente.

Forse, sarà anche visto come poco in termini percentuali, ma rappresenta un’inversione di tendenza che necessita di essere consolidata con interventi più sostanziosi (Fioramonti chiede giustamente un miliardo per università e ricerca, mettendo sul piatto le sue dimissioni). E allora? Qual è mai il problema? Chi ritiene che la scuola e l’università siano la ricchezza e il seme del Paese dovrebbe aiutare Lorenzo Fioramonti a costruire il futuro dell’Italia per i prossimi anni. E se vogliamo criticare, tutti ne abbiamo ovviamente diritto e facoltà, ma bisogna farlo confrontandosi sulle idee e sulle azioni, non certo su dove e cosa studiano i figli di un ministro.

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