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Ho sognato un governo diverso

Ho sognato un governo diverso
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Per forza la gente ti schifa e nel migliore dei casi, cortesemente, ti fa sapere che sei un “sognatore” (aka: un cretino). Il tuo mondo di riferimento non esiste, e quello che hai davanti, anziché progredire, sembra saper solo coniugare il verbo “peggiorare“. Eppure, siamo qui per subire il mondo o per cambiarlo?

Di fatto si può dire che da De Gasperi, Togliatti, Moro, Craxi, Berlusconi, Prodi, Renzi, e finalmente Di Maio, Salvini sia stato solo un declinare della politica? Almeno per quanto riguarda le competenze, per quanto interessa la capacità concreta di progettare realizzare l’interesse generale o perlomeno della maggior parte degli italiani? Temo di sì.

In Italia siamo tutti giuristi. Il mondo ci piace così come è. Nessuno vuole cambiarlo, nessuno lo immagina diverso. Prendiamo atto che il male esiste e lo ficchiamo in qualche codice. Ci facciamo le leggi per disciplinare i delitti, ma non per stimolare le virtù. Per regolare l’esistente, non per creare il meglio.

Così, solo per un attimo – fuori dal bombardamento mediatico che ci fa pensare a questo mondo, a questa Italia, a questa crisi come l’unica realtà possibile – proviamo invece a ragionare (si fa per dire) su una situazione diversa, a fatti che forse non si potranno mai verificare, ma ai quali alcuni, come il sottoscritto, continuano a pensare, pur sapendo di correre il rischio di sembrare più naïve di una vecchia canzone di Julio Iglesias.

Un sogno breve per una cosa grande: ho immaginato Mattarella, o Di Maio, o il Segretario qualsiasi di un grande partito, che forte del sostegno di alcuni amici provasse a dire: “Ragazzi, qui la situazione è grave. Dobbiamo piantarla di fare polemiche, di litigare, di mettere al primo posto gli interessi di parte. Il paese sta andando allo schifo e non è certo con i pannicelli caldi di uno pseudo governo, dai deboli contenuti, fatto principalmente per fare fuori il babau (che politicamente parlando ha avuto feltrianamente il suo dieci minuti da ‘coglione’) e per non togliere le seggioline e gli stipendi a un certo numero di parlamentari, altrimenti inoperosi, che usciremo dalla crisi che ci attanaglia ormai da decenni (come peraltro non saremmo potuti uscirne con l’atteggiamento degli ultimi 20 governi repubblicani…)”.

“Ragazzi è venuto il momento di rimboccarsi le maniche, prima di finire male. Tutti sappiamo ciò di cui ha bisogno il paese. Non servono tecnici con il master e il dottorato. A caso, l’Italia ha urgente bisogno: di un’equa radicale e semplificatoria riforma fiscale; di ristrutturare la Giustizia; di interventi pubblici enormi a livello infrastrutturale; di regole certe e chiare per il mondo dell’imprenditoria e del lavoro; di investimenti nella cultura e nell’educazione, che sono la grande vera ricchezza di un paese. In poche parole, l’Italia ha bisogno di impegno e serietà, se non vuole affondare. Diamo l’esempio. Poi la gente ci verrà dietro”.

“Facciamo un programma di governo pieno solo dei bisogni dell’Italia, non dei comodi degli amichetti, non degli interessi delle lobby, non del tornaconto della politica. Poi chiediamo in Parlamento quali forze politiche, senza nessuna preclusione, vogliono sostenere un Governo di questo genere. Che si incominci. Poi altri andranno avanti. I nomi non contano e si trovano. L’Italia non è Sodoma né Gomorra, ad esempio basterebbe guardarsi attorno. Ad esempio, gli esclusi, quelli che hanno dovuto dimostrare altrove o all’estero le proprie capacità in genere sono le persone ragionevolmente più adatte a fare ciò che deve essere fatto, senza pagare debiti a nessuno. È il clientelarismo dei circoli collusi che ha ucciso e sta uccidendo ancora l’Italia. Proviamo a spezzarlo”. Qualche nome a proposito anche noi ce l’avremmo… ma lasciamo stare, meglio non includere nei “sogni” donne e uomini troppo capaci, troppo concreti per essere sprecati.

Ovviamente non andrà mai così basta guardarsi attorno. Eppure, al baratro, alle soluzioni rappezzate, agli accomodamenti utilitaristici, alle solite menate – credeteci – c’è un’alternativa, sempre. Non siamo condannati al mondo di Salvini, Di Maio, Zingaretti e compagnia cantante. Basterebbe volerlo. Anche in pochi.

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