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Isis, Mike Pompeo all’Onu: “In alcune aree è più potente oggi di quanto non lo fosse tre o quattro anni fa”

Le parole del segretario di Stato americano rispondono alle domande che gli sono state rivolte dopo le rivelazioni del New York Times che, citando fonti di intelligence siriane e irachene, ha scritto che nei due Paesi i miliziani in nero hanno terreno attraverso attacchi in stile guerriglia, hanno riorganizzato la propria rete finanziaria e ricostruito anche campi d'addestramento
Isis, Mike Pompeo all’Onu: “In alcune aree è più potente oggi di quanto non lo fosse tre o quattro anni fa”
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Lo Stato Islamico rappresenta ancora oggi una minaccia concreta e in alcune aree è addirittura “più potente oggi di quanto non lo fosse tre o quattro anni fa”. Dopo la denuncia del New York Times che, citando fonti di intelligence siriane e irachene, ha scritto come i miliziani di Isis stiano riguadagnando terreno nei due Paesi dove aveva proclamato il Califfato, a confermare i timori del quotidiano americano è stato il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in occasione della sua visita al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Il membro dell’amministrazione Trump ha comunque voluto sottolineare che la lotta all’estremismo di matrice islamica, in particolare ai jihadisti fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi, continua ad andare avanti: “Quello che abbiamo sempre detto è che il Califfato è sparito, abbiamo dato una mano per smantellarlo, ma c’è sempre il rischio di una rinascita“, ha continuato.

A chi gli ha chiesto se le Bandiere Nere stessero effettivamente riguadagnando terreno, come riportato da indiscrezioni giornalistiche, il segretario di Stato ha risposto che “è complicato. Abbiamo aiutato a smantellare il territorio del Califfato e continuiamo a lavorare con 79 partner per sconfiggere l’Isis e aiutare la ripresa della regione”.

Il New York Times, nei giorni scorsi, aveva scritto, citando fonti dell’intelligence locale, che cinque mesi dopo essere stato sconfitto dalle forze appoggiate dagli americani l’Isis starebbe riguadagnando terreno attraverso attacchi in stile guerriglia sia in Iraq che in Siria. Non solo: starebbe anche riorganizzando la sua rete finanziaria, la sua strategia di reclutamento e ricostruendo campi di addestramento. Un recente rapporto del Pentagono, inoltre, ha sottolineato come dimezzare le forze americane in Siria come ordinato da Trump abbia significato tagliare il sostegno alle milizie appoggiate dagli Usa che combattevano contro i miliziani jihadisti. Il risultato sarebbe che ora le forze americane e degli alleati possono solo cercare di assicurare che Isis venga contenuto e resti lontano dalle aree urbane.

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