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Sulla cattiveria della brava gente

Sulla cattiveria della brava gente
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Quello che mi fa più male, in quest’epoca in cui l’odiocrazia è al potere, non è tanto il fatto che il politico fascistoide di turno sia capace di ottenere consensi diffondendo rabbia e pregiudizi. Un politico passa, malgrado rappresenti un grosso problema; purtroppo il problema maggiore non è lui, semmai è rappresentato dal fatto che tanta gente comune non sa o non vuole più nascondere la sua cattiveria e il suo odio.

Perché una persona può fare del male senza sentirsi cattiva, autoassolvendosi e mimetizzandosi nella massa. È un tema che la filosofa Hannah Arendt affrontò mentre, nel 1961, seguiva in Israele, inviata dal New Yorker, il processo per crimini di guerra nei confronti di Adolf Eichmann, il funzionario nazista che aveva organizzato il trasporto di milioni di ebrei – e non solo – nei campi di sterminio. La Arendt pensava che Eichmann fosse un uomo che compì azioni orribili, però “in circostanze che gli resero quasi impossibile capire o sentire che cosa stesse facendo di male”.

Oggi non siamo ancora arrivati, ovviamente…, a quel livello di orrore. Ne siamo lontani, nonostante i “piccoli” orrori quotidiani cui ci siamo quasi abituati. Tuttavia quella che la Arendt definì la “banalità del male” aleggia ancora sulle nostre società: si mimetizza oggi soprattutto nella massa di post e commenti online. Infatti di questi tempi i social network consentono di fare una vera ecografia dei “sentimenti” di molte, troppe persone.

Qualche esempio? Vedo signore paciose, che disseminano i loro profili di cagnolini randagi da adottare, pronte a diventare feroci fan di chi lascia annegare o cuocere al sole persino i bimbi migranti e le donne incinte. Vedo nonni e nonne esibire sui social i propri nipotini, per poi scrivere nel post successivo che bisogna trattare come carne da macello altri bambini. Vedo papà e mamme che mostrano orgogliosi i propri pargoli infiocchettati sul web, per giustificare subito dopo chi tratta ragazzini della stessa età come vittime sacrificali: perché bisogna pur fare entrare nella testa di quei profughi testardi che moriranno tutti, inclusi i loro figli, se oseranno imbarcarsi verso l’Europa. Vedo nonni, zii e genitori pronti a giustificare l’operato criminale di un leader politico che, tra un mojito e un rosario, usa quei poveracci come propellente per la sua propaganda razzista e xenofoba.

Sconfiggere un popolarissimo politico da discoteca non sarà facile. Temo però che tamponare tutta quella cattiveria su cui lui sta galleggiando sarà ancora più difficile, perché evidentemente covava e cova tra noi “italiani brava gente” da tanto tempo. Aspettava solo che qualcuno la rendesse accettabile. Amen.

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