Sandro Gozi, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Renzi, delegato ai rapporti con l’Unione Europea, dopo il tentativo fallito di farsi nominare eurodeputato dagli elettori francesi nella lista macroniana Renaissance Europe, ha trovato temporanea collocazione nei pressi dell’Eliseo con l’identico incarico ricoperto nella compagine ministeriale italiana.

Il caso di costui, già esponente della succursale emiliano-romagnola del Giglio Magico fiorentino, ha scatenato una ridda di congetture complottiste sull’ipotetica connection retrostante tra Macron e la talpa cresciuta sulle rive del Rubicone.

Ora abituali disturbatori della quiete pubblica, tipo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, possono variare le loro invettive sui naufraghi dalla pelle scura che si rifiutano di annegare, indirizzandole contro la minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dal traditore, espatriato con tutta una serie di segreti ambìti dall’odiato presidente d’Oltralpe: dal colore dei boxer che Giuseppe Bono, presidente di Fincantieri, indossa nelle trattative con STX France per la gestione del cantiere di Saint-Nazaire, al telefono del coiffeur delle madamine torinesi pro Tav che ha suggerito loro tutte le mosse strategiche delle loro campagne vittoriose, che potrebbe diventare l’arma segreta di En Marche nel suo testa a testa con Marine Le Pen. Il piangino cronico Luigi Di Maio ha potuto procurarsi un nuovo conato di vomito, pubblicizzato sulla piattaforma Rousseau, sostituendo la foto segnaletica del “quello là” leghista con l’immaginetta elettorale del Gozi trombato, in lingua francese.

Ovviamente reazioni conseguenti al fatto che i nostri eroi, sovranisti e dorotei pentastellati, bazzicano alla grande Spy Channel ma non leggono. Altrimenti sarebbero a conoscenza di altri fenomeni politici migratori. Come quello dell’ex primo ministro di François Hollande, Manuel Valls, ora consigliere comunale nell’Ajuntament di Barcellona, dopo aver ricoperto cariche pubbliche francesi pur mantenendo cittadinanza spagnola. Stelle cadenti, riconoscibili dalla faccetta insignificante e dalla tenuta standard con camicia bianca scravattata.

Insomma si sta facendo strada un fenomeno di libera circolazione dei politici che attende una sua regolarizzazione, tipo quella avvenuta per i calciatori con la legge Bosman: il riconoscimento che anche in politica siamo finalmente arrivati al più rigoroso professionismo; in cui il distacco dell’eletto dal rapporto con gli elettori ha raggiunto il punto di non ritorno. Dunque, dalla vocazione al mestiere; con i nostri Balotelli da emiciclo parlamentare che potranno trovare ingaggi confacenti alle loro qualità giocando nei vari campionati nazionali ed esteri. Un vero passo avanti rispetto ai mercati delle vacche con cui Silvio Berlusconi faceva scorribande sottobanco nelle stalle dell’Italia dei Valori, ingaggiano i Sergio De Gregorio e i Domenico Scilipoti.

Mentre ora l’esempio dei Gozi e Valls apre prospettive nuove. E persino quelli che gridano allo scandalo potrebbero beneficiarne. Comprese le star di successo, una volta imboccato l’inevitabile viale del tramonto: la Meloni mettendo a frutto l’aria da madonnina infilzata nella squadra polacca di Jaroslaw Kaczynski, sostenuta dalla redazione di Radio Maria; Matteo Salvini potrà sostituire felpe sudaticce con la “giacchetta di luce” e rinverdire consensi nelle liste andaluse di Vox, presentandosi sia come torero che come toro; Luigi Di Maio troverà certamente spazio adeguato alle sue capacità trasferendosi in Bretagna da consigliere comunale dei Gilets Jaunes nel comune di Saint-Brieuc, i cui abitanti si chiamano brioscini (riferimento ai pasticci e pasticcini che il capo politico 5S combina abitualmente); Nicola Zingaretti valorizzerà l’unico asset di cui dispone – il sorriso beato – da uomo-immagine dell’associazione italiana odontoiatri.

Solo per Matteo Renzi si prevedono difficoltà nel trovare collocazioni confacenti, visto che la sua antipatia lo precede su tutte le piazze. Ma l’affidamento alle cure di Mino Rajola risolverà la questione: piazzato nel consiglio provinciale di Bobo-Dioulasso, importante città del Burkina Faso.

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