di Massimo Arcangeli

Anticamente, per cancellare il ricordo di chi l’aveva preceduto, il potente di turno poteva decretarne l’oblio con la damnatio memoriae. Nell’antica Roma ne rimase vittima l’imperatore Domiziano, ma la rimozione totale del ricordo di qualcuno era già nota alla civiltà greca e prima ancora a quella egizia: Thutmosi III, successore della donna-faraone Hat-Shepsut, alla morte di questa fece distruggere tutte le statue che la raffiguravano, rigorosamente in abito maschile, e ne fece raschiare il nome da ogni monumento.

Una lingua funziona un po’ come la memoria. La damnatio linguae non è molto diversa dalla damnatio memoriae. Spediamo una lingua all’inferno quando rinunciamo a coltivarne il ricordo, quando non reagiamo a chi vuole sottrarla ai suoi parlanti e scriventi manipolando i significati delle sue parole più importanti, quelle su cui si fonda una civiltà o una nazione, perché punta a controllarli; quando non ce ne curiamo, quando la diamo per scontata, quando non riflettiamo a fondo su ciò che diciamo e non ci interroghiamo abbastanza su quello che sentiamo; quando rimaniamo impassibili di fronte alle violenze e alla mortificazioni che la lingua subisce e ci illudiamo che ci appartenga davvero, che la possiamo governare senza dover fare niente; quando cessiamo di avere la consapevolezza che chi ha una maggiore dotazione di parole conta di più, ha un potere più grande.

Le lingue muoiono, come muoiono tante parole (salvo, ogni tanto, risorgere), e non possiamo farci niente. Al tempo di Dante esisteva un colore, il color perso, tra il purpureo e il nero, che era quello di certe stoffe provenienti dalla Persia; oggi quel colore non c’è più, perché quelle stoffe non esistono più, e il giorno in cui non potessimo più ammirare l’arcobaleno potrebbe finire in soffitta la parola indaco, il cui significato ormai sfugge a tantissimi giovani. Anche molti significati muoiono, ma qui le cose stanno diversamente. Se significati centrali o importanti muoiono quando le parole che ne sono investite sono ancora ben in vita, perché anch’esse centrali o importanti, non sempre ce ne accorgiamo e, in molti casi, li si uccide apposta. Non ce ne accorgiamo perché il loro involucro, il loro bozzolo, è ancora lì. Ci sembra lo stesso di sempre, e invece non lo è.

“Se solamente Dio inventasse delle nuove parole / potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore”, ha cantato Ultimo al festival di Sanremo di quest’anno (I tuoi particolari, 2019). Curiamo però anche quelle di un tempo, o ogni tanto accarezziamole perché lo meritano. Ci insegnano molto su quel che siamo stati, ci fanno comprendere meglio il presente, ci consigliano per il futuro. Colorano il mondo. Abbiamo bisogno di sfumature che insegnino a distinguere e di convergenze virtuose e consapevoli, e in questo le parole aiutano.

Nei giorni scorsi ho lanciato un sondaggio. Quale parola salvereste, ho chiesto ai miei amici, fra virtuali e reali, se qualcuno vi dicesse che se ne vogliono cancellare 50 dalla nostra memoria collettiva, e per sempre, perché adoperate sempre meno e pertanto ritenute moribonde e inutili? Tutti i dizionari le depenneranno, i giornali le bandiranno da ogni articolo, la televisione vieterà di usarle e Internet rimuoverà dalla rete tutti i testi che le contengono. La risposta è stata travolgente. Giocate (seriamente) anche voi. Fate la vostra scelta (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima), che dev’essere accompagnata da un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Questa è soltanto la prima fase del gioco, ora lanciato anche ufficialmente, al festival di Popsophia (18-28 luglio), a Civitanova Marche. Ne seguiranno delle altre.

Ecco la lista.

1. adepto
2. alterco
3. apodittico
4. astio
5. azzimato
6. biasimare
7. blandire
8. catarsi
9. collimare
10. comminare
11. contegno
12. contumacia
13. corrivo
14. desueto
15. discolo
16. esecrare
17. esimere
18. esiziale
19. facondo
20. fandonia
21. futile
22. indaco
23. indigente
24. laico
25. millantatore
26. morigerato
27. nemesi
28. ostico
29. panacea
30. pantagruelico
31. paventare
32. perciocché
33. perpetrare
34. petulante
35. ponderare
36. protervia
37. pusillanime
38. redarguire
39. redimere
40. reprobo
41. smussare
42. solluc(c)hero
43. soqquadro
44. sordido
45. spelacchiato
46. spocchia
47. tergiversare
48. trebisonda
49. troglodita
50. zuzzurellone

Articolo Precedente

Primo Levi, questo è un uomo

next
Articolo Successivo

Più lontano di così, il romanzo di Lucrezia Lerro che racconta di un omicidio avvenuto 51 anni fa e di una nipote alla ricerca della verità

next