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Giovanni Allevi e il distacco della retina: “Ho continuato a suonare sapendo di compromettere la mia situazione. Mi sono sentito un eroe”

Il compositore ha raccontato al Corriere della Sera della sua brutta esperienza vissuta in Giappone, dove sta per tornare con il suo tour

di F. Q.

Giovanni Allevi si prepara a tornare in Giappone per una data del suo tour anche se, proprio lì, due anni fa ha rischiato di perdere la vista: “Nel 2018 ho fatto un tour che è passato proprio per Miyazaki, la città dove sono stato operato: in prima fila in teatro c’era tutto lo staff medico – ha raccontato al Corriere della Sera -assieme al giovane e bravissimo dottor Nakahara, che ha eseguito l’intervento. La notte prima dell’operazione – mi ha confessato poi – era talmente preoccupato che si è preparato facendo meditazione e realizzando grossi dipinti colorati, con l’occhio e le fasi dell’intervento per soggetti. Quest’estate torno al Teatro di Kagoshima, dove ho avuto il distacco di retina, dove il coro polifonico della città ha preparato per me una sorpresa da brividi: eseguirà in prima assoluta una mia composizione dal titolo Vocalise. Quel palco per me è sacro, il luogo in cui ho scoperto che la fragilità è la nostra forza”.

Un intervento riuscito, anche se ancora adesso il compositore ricorda gli attimi di paura: “Sin dal momento del distacco di retina, in pieno concerto, mi sono sentito un eroe: ho continuato a suonare sapendo di compromettere la mia situazione e l’ho fatto per amore della musica. Poi però quella notte, alla vigilia dell’operazione, con il campo visivo che si restringeva fino a zero, ho avuto un momento di terrore. Mi sono alzato per andare nella hall dell’hotel a guardare, più intensamente possibile, un’antica ceramica giapponese, temendo che sarebbe stata l’ultima immagine percepita dal mio occhio sinistro (con il destro ho seri problemi da anni). Intanto i social sono diventati un tripudio di speranza e auguri. La notizia dell’operazione ha fatto il giro del mondo ed ho ricevuto un’incredibile ondata di affetto. Un’infermiera dell’ospedale mi ha fatto dono di una ghirlanda di gru origami come auspicio per una pronta guarigione, la conservo ancora gelosamente”.

 

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