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Tav: costi, numeri e struttura della ferrovia Torino-Lione. La tratta principale costerà 8,6 miliardi di euro

Secondo alcune ricostruzioni, fermare la ferrovia potrebbe costare 2 miliardi di euro, mentre il movimento No Tav e le associazioni ambientaliste sostengono che nessuna penale sarebbe dovuta
Tav: costi, numeri e struttura della ferrovia Torino-Lione. La tratta principale costerà 8,6 miliardi di euro
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Circa 8,6 miliardi di euro. È questo il costo della tratta principale del Tav a cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è deciso ora a dare il via libera. La nuova ferrovia Torino-Lione per il trasporto di merci e persone è lunga 270 chilometri ed è l’anello centrale del Corridoio Mediterraneo, uno dei 9 assi della rete di trasporto europea TEN-T. La sezione principale, quella transfrontaliera – 65 chilometri tra Susa, in Italia, e Saint-Jean-de Maurienne, in Francia – è già in costruzione cono 800 persone al lavoro. 

Il costo dell’opera – A quantificare l’esborso economico necessario al completamento della rete è stata la società internazionale Tractebel Engineering-Tuc Rail: il 40% dell’importo è cofinanziato dall’Unione Europea, la quota restante è a carico di Italia (35%) e Francia (25%). Secondo l’analisi costi-benefici, prevista dal contratto di governo e affidata dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, a una squadra di cinque esperti capitanati dall’economista Marco Ponti, il Tav avrebbe un effetto negativo (sbilancio tra costi-benefici) tra i 5,7 miliardi e gli 8 miliardi di euro.

Le eventuali penali – Fino a oggi, in studi e progetti, sono stati investiti circa 1,5 miliardi di euro. In diretta Giuseppe Conte ha dichiarato che “alla luce degli investimenti comunitari, non realizzare il Tav costerebbe più che completarlo”: secondo alcune ricostruzioni fermare la ferrovia Torino-Lione potrebbe costare, tra penali e risarcimenti, 2 miliardi di euro. Il movimento No Tav e le associazioni ambientaliste sostengono invece che nessuna penale sarebbe dovuta.

I lavoratori impiegati – Delle 800 persone che attualmente lavorano all’opera, 530 sono impegnate nei cantieri e 250 in società di servizi e ingegneria. Nel picco dell’attività – secondo Telt – saranno 4.000 i lavoratori diretti coinvolti, spalmati però in dieci anni. Sempre secondo la società, saranno altrettanti i lavoratori generati dall’indotto: ma l’effetto sul lungo periodo non è definibile così precisamente, basandosi per lo più su stime. L’affidamento degli appalti è previsto entro il 2019, per un importo di 5,5 miliardi. I lavori sono organizzati in 81 bandi di gara distribuiti su 12 cantieri operativi: nove per i lavori dell’attraversamento alpino, due per la valorizzazione dei materiali di scavi, in Italia e in Francia, e uno per gli impianti tecnologici e la sicurezza. Quarantacinque gare riguardano le lavorazioni civili, 36 i servizi di ingegneria.

La struttura della linea ferroviaria – La realizzazione dell’opera e la successiva gestione sono state affidate alla società Telt. L’iter approvativo si è concluso nel marzo 2018 quando il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ha detto sì alla variante dei cantieri sul versante italiano, che prevede la partenza dei lavori principali dell’opera a partire da Chiomonte anziché da Susa. Quasi il 90% della tratta in costruzione è in galleria, i 57,5 km del cosiddetto “tunnel della discordia”, una doppia canna tra le stazioni di Susa e Saint-Jean-de Maurienne, consente di annullare il dislivello della vecchia Torino-Lione facendone una linea in pianura. A oggi è stato scavato il 14% delle gallerie previste e a Saint-Martin-La-Porte si è superato il 55% dei 9 km della galleria geognostica, ma già in asse e nel diametro del tunnel di base.

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