Dal decreto sulle rinnovabili, in cui “facciamo mettere quello che vogliamo“, fino al biometano (poi inserito nel contratto di governo): l’imprenditore Paolo Arata si sentiva “forte della provata disponibilità di Armando Siri” e per questo agiva affinché l’ex sottosegretario della Lega “ottenesse un importante incarico” nel governo. Alcune cose però non andarono come Arata sperava, tanto che nei dialoghi intercettati con i Nicastri – Vito, il ‘re’ dell’eolico, e suo figlio Manlio – l’imprenditore si lamenta dell’ostruzionismo del M5s: “Questi rompono sempre i coglioni“. Al centro del dialogo c’è in particolare un emendamento sugli incentivi per il cosiddetto mini eolico che avrebbe fatto guadagnare a Nicastri circa un milione di euro, poi bloccato dall’opposizione dei Cinquestelle. “Doveva rientrare nel nuovo decreto, questo delle rinnovabili“, dice Nicastri. “Lì non c’è rientrato per colpa dei Cinquestelle”, replica Arata. Conversazioni scritte nero su bianco nell’informativa della Dia di Trapani depositata dai pm di Roma nell’ambito dell’inchiesta che vede l’imprenditore e l’ex sottosegretario del Carroccio accusati di corruzione: una tangente da 30mila euro proprio per far approvare quell’emendamento.

Quando Arata parla ai Nicastri racconta di aver incontrato Siri la sera prima a cena. L’argomento sono i provvedimenti da inserire: “In due son passati, uno non c’è passato per colpa dei Cinquestelle, adesso siamo molto più forti quindi ce lo fanno passare, non è questo il problema”. Il problema, spiega Arata intercettato, è dove inserirlo: “Gli ho detto ‘agganciamolo allo sblocca cantieri‘, però che senso ha, questo è un provvedimento energetico con lo sblocca cantieri, non puoi, capito, cioè, il primo che si alza dice: che cazzo c’entra, toglietelo, è inammissibile”. Nicastri chiede perché non è stato inserito nel decreto sulle rinnovabili, dove Arata diceva di poter “mettere quello che vogliamo”. “Lì non c’è rientrato – risponde l’imprenditore – per colpa dei Cinquestelle. Adesso c’è un rapporto di forza diverso, diciamo la verità. Ma io prima o poi lo faccio passare questo. Certo se adesso, di nuovo, hanno messo la pregiudiziale per il commissario perché dicono che sono di Forza Italia, ieri sera proprio me lo ha detto… questi rompono sempre i coglioni, però ormai sono sulla via del declino totale”, conclude Arata.

Da Letta a Berlusconi, così Arata si muoveva per dare un ruolo a Siri
Quando Arata a maggio 2018 parla con il figlio, sempre intercettato, il tenore delle sue parole è molto diverso. È convinto di poter mettere mano “al 100% al decreto sulle rinnovabili“, come dice al figlio, ed è “fiducioso”, scrivono gli inquirenti, nel fatto che Siri “avrebbe a breve ricoperto un rilevante incarico di governo“. Anzi, per far sì che ciò avvenga, sarà lo stesso imprenditore ed ex consulente del Carroccio a muoversi, su “richiesta esplicita” del senatore leghista. Arata, secondo quanto scrivono gli inquirenti nell’informativa, disse “al figlio di avere ‘sponsorizzato’, tramite Gianni Letta, Siri a Silvio Berlusconi che lo aveva addirittura chiamato”. Già dal mese di aprile, si legge a pagina 87, Arata spingeva la candidatura di Siri per un importante incarico governativo. A tal fine oltre ad interessare ripetutamente Gianni Letta, Arata “ricorreva all’aiuto del cardinale Raymond Leo Burke, importante esponente della Chiesa cattolica” e, il 6 aprile del 2018, al telefono con il cardinale, “auspicava un intervento dell’alto prelato direttamente su Giancarlo Giorgetti in favore di Siri”, scrive chi indaga.

Arata si vanta di aver coinvolto anche Matteo Salvini. Il 23 maggio 2018, mentre parla con il figlio Francesco, Arata dice: “Ieri sera c’è stato Armando da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive”, dice. “E ci va sicuro, l’ha chiesto lui! Allora – aggiunge Arata – Salvini non sa dove mettere Armando (Siri, ndr.). Io gli ho detto che deve fare il viceministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri“. La Dia precisa però di “non avere registrato” telefonate fra il ministro dell’Interno e l’ex deputato di Forza Italia ed ex consulente della Lega per l’energia. Dalle intercettazioni si evince che “c’è stato un momento in cui mentre si formava il governo qualcuno come Arata ha dichiarato di volermi controllare”, commenta Luigi Di Maio. “E’ un fatto gravissimo. Se qualcuno, esterno al governo, ha provato a manipolare le scelte di governo mi aspetto la massima chiarezza. Se qualcuno ha provato a controllare o sabotare l’azione del M5s al governo pretendiamo la massima chiarezza”, aggiunge il vicepremier.

Il tentativo (fallito) di arrivare fino al presidente Mattarella
Arata, padre e figlio (Federico), tentarono anche di arrivare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sponsorizzare Armando Siri. Per farlo provarono a utilizzare come contatto l’ambasciatore americano. Ma il tentativo fallì. “Nella serata del 17 maggio 2018, Federico Arata chiama il padre Paolo dicendogli senza mezzi termini – scrivono gli investigatori – che Armando Siri lo aveva chiamato poco prima chiedendogli di contattare l’ambasciatore americano in Italia (verosimilmente Lewis Micheal Eisenberg) affinché costui intervenisse sul presidente Mattarella per ‘sponsorizzarlo’ per un incarico governativo, poi aggiungeva che aveva provato a chiedere a cardinale Burke di avvicinare il suddetto ambasciatore, senza ottenere l’effetto sperato, atteso che il cardinale gli aveva riferito di non avere rapporti con quel diplomatico”.

La richiesta al cardinale Burke di aiutare il figlio tramite Giorgetti
Nell’attività di “sponsorizzazione” che Arata fece per fare ottenere ad Armando Siri un ruolo di governo, l’imprenditore avvicinò il cardinale statunitense Burke anche per un altro motivo. “Arata auspicava in particolare un intervento dell’alto prelato – è detto nell’informativa – direttamente su Giancarlo Giorgetti in favore di Siri. Nella medesima conversazione, Arata chiedeva al cardinale di intervenire anche in favore del figlio Federico, per fargli ricoprire l’incarico di viceministro al ministero degli Esteri“. Arata parlando con Burke afferma: “Federico mi ha chiamato adesso da Dubai… di ricordarle se può fare quel famoso intervento su Giorgetti dagli Stati Uniti, ecco mi ricorda, ma lei non ha bisogno… di essere ricordato”. “Sarebbe una cosa importante per tutti… perché rischia di andare agli Esteri Di Maio… e ora capisce… e allora gli mettiamo a fianco Federico… beh è una bella garanzia… ecco per tutti…”, conclude l’imprenditore. Federico Arata firmerà alla fine un contratto con il Dipartimento programmazione economica, secondo il Corriere della Sera “assunto a palazzo Chigi dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti“. “Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Il ruolo – replicò allora Federico Arata – era in iter come consulente esterno per le mie competenze in ambito economico e internazionale”.

Il tentativo di organizzare un incontro tra Giorgetti e Bannon
Paolo Arata provò poi a far incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giorgetti con l’ex consulente di Donald Trump, Steve Bannon. E’ quanto si legge a pagina 114 dell’informativa della Dia di Trapani. “L’ulteriore conferma del fatto che Bannon aveva incontrato Armando Siri – scrivono gli investigatori – si otteneva da una chiamata che Paolo Arata faceva alla segretaria del sottosegretario Giorgetti. Nella suddetta chiamata, tra le altre cose, Arata diceva alla segretaria di Giorgetti che avrebbe voluto far incontrare Steve Bannon con Giorgetti, prima del venerdì successivo, atteso che per quella data l’americano sarebbe andato via dall’Italia“. “Gli dica a Giancarlo che si perde una cena tutta a base di tonno rosso -dice Arata – così lo facciamo ancora un po’ arrabbiare visto che lo stanno facendo arrabbiare i Cinquestelle“. Interviene nella conversazione il figlio Federico: “Ma non è per incontrare me e perché più che altro poi l’americano venerdì riparte”.

Gli interessi: “Nel dl rinnovabili facciamo mettere quello che vogliamo”
Qualche giorno prima, il 17 maggio 2018, in un’altra conversazione con il figlio, Arata si vantava: “Ci mettiamo mano al 100% al decreto sulle rinnovabili, l’ho fatto bloccare. Facciamo mettere quello che vogliamo“. Nello specifico, spiegano gli inquirenti, volevano “norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani condivisi con Vito Nicastri“, considerato vicino al super latitante Matteo Messina Denaro. Nel settore dell’eolico, innanzitutto, ma “dobbiamo lavorarci un po’ bene anche sul fotovoltaico“, diceva sempre Arata, come si legge nelle carte in cui compare anche l’intercettazione chiave dell’inchiesta sul minieolico. È un’altra frase pronunciata sempre da Arata parlando con il figlio Francesco e Manlio Nicastri il 10 settembre 2018: “Gli do 30mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”. È la prova, secondo chi indaga, della tangente proposta in cambio degli emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto mini eolico. In particolare, l’approvazione di un emendamento che avrebbe fatto guadagnare a Nicastri circa un milione di euro, poi bloccato dall’opposizione del ministro Riccardo Fraccaro e del M5s.

L’altra intercettazione: “I politici come le banche, li usi e paghi”
Arata i sentiva “forte della provata disponibilità di Armando Siri“, scrivono gli inquirenti. D’altronde, in un’altra intercettazione del settembre 2018, riferendosi secondo chi indaga sempre a Siri, diceva: “Un po’ i politici li conosciamo, sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi, paghi, basta! Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica”. Secondo l’impianto dell’inchiesta, Arata avrebbe “usato” Siri a più riprese. Come racconta al figlio mentre intercettato, scrivono gli inquirenti,  “grazie a Siri, appunto, avrebbero avuto la possibilità di far inserire nel prossimo decreto sulle rinnovabili norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani in quel settore come detto condiviso con Vito Nicastri“. Si tratta dell’emendamento sull’eolico, favorevole alle aziende di Arata di cui Nicastri era socio occulto. Ma le mire dell’imprenditore erano più ampie: “Dobbiamo lavorarci un po’ bene anche sul fotovoltaico. Datemi qualche idea di cosa volete che venga messo dentro – diceva parlando al figlio del decreto sulle rinnovabili -. E facciamo mettere quello che vogliamo”. “Facciamo approvare subito nel giro di un mese e lo mandiamo via”, concludeva. A pag. 39 dell’informativa della Dia di Trapani si legge poi di come Arata si rivolse a Siri “chiedendo ed ottenendo che nel contratto di governo tra Lega e Cinquestelle si parlasse di biometano, onde poter utilizzare tale argomento a proprio favore”. Un passaggio che effettivamente compare nel testo guida dell’esecutivo gialloverde.

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