Televisione

Tito Stagno: “La diretta dello sbarco sulla luna del 20 luglio 1969? La facemmo in mutande”

Un fuori programma che, a detta di Stagno, oggi 89enne, venne ideato dal grande Andrea Barbato. "Dobbiamo tenere la giacca?", chiese il giornalista romano. "Allora togliamoci i pantaloni". Barbato, Stagno e gli altri co-conduttori della giornata in diretta si calarono le braghe. “Tanto c’erano le scrivanie, coprivano tutto”, spiega divertito l’intervistato al Corriere

di Davide Turrini

E la Luna bussò … facendo calare i pantaloni. Lo ha raccontato Tito Stagno al Corriere della Sera. Lo storico conduttore Rai ha rievocato la notte dello sbarco sulla luna del 20 luglio 1969. Lui in giacca e cravatta in diretta tv a condurre il collegamento per seguire passo passo l’allunaggio e poi lo storico momento in cui anticipa tutti e urla: “Ha toccato!”. Caldo torrido fuori e dentro lo studio di via Teulada a Roma, fari accesi puntati addosso per un giorno intero. 28 ore di collegamento ininterrotto, frammentato da qualche telefilm, qualche breve spezzone di documentario, e perfino da una sfilata di moda con una modella afroamericana di nome Luna.

Centinaia di caffè, decine di ospiti ad alternarsi, tanta “vitamina C” per stare in piedi. Ma ad un certo punto ecco il primo gesto non previsto: Stagno, che stava dialogando con Ruggero Orlando in collegamento dagli Stati Uniti, si leva la giacca. Il direttore di produzione allora richiama i conduttori della diretta all’ordine: rimettersi la giacca please. A questo punto il secondo fuori programma che, a detta di Stagno, oggi 89enne, venne ideato dal grande Andrea Barbato. “Dobbiamo tenere la giacca?”, chiese il giornalista romano. “Allora togliamoci i pantaloni”. Barbato, Stagno e gli altri co-conduttori della giornata in diretta si calarono le braghe. “Tanto c’erano le scrivanie, coprivano tutto”, spiega divertito l’intervistato al Corriere.

Stagno ha poi ricordato come la missione dell’Apollo 11 fosse estremamente pioneristica: “Conquistare la Luna, ragazzi, con quei mezzi di allora! Se penso a com’era il computer di bordo! Quello dell’Apollo 8 aveva la potenza di un telefonino di oggi. L’intero sistema di computer di Houston, cuore della missione, aveva quella di un personal computer. Con questi mezzi siamo andati”. Successivamente ha saputo rammentare una lezione di giornalismo assoluta ricordando il momento in cui improvvisò una descrizione del movimento della navicella e degli astronauti quando non arrivavano immagini via satellite nemmeno a lui sul monitor di servizio; e infine, ecco la storica e infinita diatriba tra lui e Ruggero Orlando sulla primogenitura della notizia dell’allunaggio in diretta. “Non fu un bisticcio. Erano arrivati a 20 metri, dieci, due. Poi pausa. Suoni confusi. Disturbati – racconta Stagno – Mi parve di sentire: “We… we got land”, o roba del genere. Dissi: “Ha toccato! Non “è atterrato”, ma “ha toccato, toccato il suolo lunare”. E Ruggero: “No, non ha toccato!”. E comunque la ragione sembra definitivamente da attribuire al gracchiante Orlando da Houston: “Dal suo punto di vista aveva ragione, perché la navicella aveva solo toccato il suolo lunare con antenne per saggiare pendenza del terreno e non rischiare un ribaltamento”.

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