Come si fa a sopravvivere alla morte di un figlio, unico e amatissimo? Valentina Cortese con il cuore a pezzetti ha resistito quattro anni poi è volata da lui. Dal suo letto a baldacchino infiocchettato di cuscini e merletti, tutto di un bianco immacolato, dove si è spenta nel sonno. Con la grazia di una candela che si è sciolta poco per volta.

La notizia della morte dell’ultima grande diva, 96 anni di lucidità di pensiero fino all’ultimo, mi è giunta via Instagram, più rapido anche dell’agenzia di stampa. Un’amica comune ha postato un selfie con Valentina scrivendo: Dai un bacio a Jackie. “Aspetto l’ultimo giro di clessidra e lo raggiungo», così parlava di Jackie, morto a 64 anni di una lenta e inesorabile malattia che aveva molto a che fare con il mal di vita. Una vita dove Jackie aveva macinato tutto, bellezza, celebrità e soldi. Quegli stessi doni che poi lo hanno schiacciato. Non ho visto Valentina piangere al funerale, le lacrime le ha tenute tutte per sé. Anche dopo nella splendida casa milanese con veranda fiorita a noi, amici di Jackie, si mostrava con il sorriso, accogliente come sempre.

Non si separava mai dal suo foulard di seta annodato in testa perché le ricordava le sue origini contadine prima che l’Olimpo di Hollywood le spalancasse le porte. E l’unica volta che ho vista Valentina indossare il colore nero, lei che amava i colori. Di Roberto Capucci, di Emilio Pucci e il rosso/impero di Carlo Tivioli, i suoi stilisti preferiti.

Un accenno di sorriso anche nella foto dove posa con me e Antonia Dell’Atte, fidanzata di Jackie negli anni spensierati della sua giovinezza. Valentina divina anche nel dolore, in quel vuoto incolmabile della perdita.

Raggiungo al telefono Alessandro, amico comune; è a casa di Valentina, mi fa parlare con Rosalina Neri, attrice di teatro, un nodo alla gola: “E’ stata per me come una sorella”. Tatiana, compagna di Jackie negli ultimi 27 anni, e poi moglie riservata, poco incline al glamour, è stata per Valentina come una seconda figlia e Tatiana l’ha ricambiata di un amore profondo.

Valentina, in mezzo a fotografie incorniciate con le celebrities che siamo soliti sbirciare sui giornali, e vasi di porcellana colmi di rose che non dovevano mancare mai nel suo salotto. La sua casa è stato il suo ultimo palcoscenico. Cala il sipario, e noi tutti un po’ orfani dell’Ultima Diva.

P.S. Mi è dispiaciuto non salutarti. Ti ricorderò, signora della scena, come in questa foto da me scattata a casa di Carlo Tivioli. E con te brindo all’eternità!

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