La legge sull’estradizione è morta. Dopo settimane di manifestazioni che hanno portato milioni di persone nelle strade di Hong Kong, la leader del governo Carrie Lam ha messo la parola fine al controverso provvedimento sul trasferimento forzato di sospetti criminali in Cina. Ma l’opposizione non si ferma, e ha garantito di continuare a protestare fino a quanto il ritiro della norma non sarà formalizzato.

Lam, intanto, cerca di rassicurare: “Vi sono ancora dubbi sulla sincerità del governo e timori che il governo possa far ripartire il processo al Consiglio legislativo. Allora lo ribadisco, questo piano non c’è. Il provvedimento è morto”, ha detto ai giornalisti. Poi si è rivolta a chi protesta da settimane: “Per favore dateci l’opportunità, il tempo, lo spazio, per far uscire Hong Kong dall’attuale impasse e cercare di migliorare la situazione”. Parole che però non hanno suscitato l’effetto sperato. “Ufficialmente morto non è un termine legale o politico”, controbatte l’opposizione, e per Joshua Wong, uno dei giovani della protesta, le dichiarazioni della governatrice dell’ex colonia britannica “sono altre ridicole bugie per il popolo di Hong Kong e i giornalisti stranieri. Se Lam vuole ‘uccidere’ il provvedimento – ha continuato – il modo giusto per farlo è invocare l’articolo 64 della Procedura e ritirare formalmente la legge. Tuttavia ha completamente ignorato questa procedura nel suo discorso”.

La proposta di legge sull’estradizione ha riacceso la protesta democratica, che aveva già scosso l’ex colonia britannica nel 2014 con la cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli”, in cui i manifestanti chiedevano di eleggere i leader politici di Hong Kong a suffragio universale e senza ingerenze cinesi. Per quanto riguarda l’attuale protesta, il timore è che la possibilità di estradare i cittadini in Cina annulli di fatto le garanzie democratiche concesse nel 1997 quando il territorio passò sotto la sovranità di Pechino il base al principio “un paese, due sistemi”. L’annunciata sospensione il mese scorso del provvedimento non ha fermato le migliaia di manifestanti scese in strada: lo scorso primo luglio, anniversario del passaggio di Hong Kong alla Cina, una folla ha invaso il parlamento. Nuove proteste sono avvenute domenica alla stazione ferroviaria. I manifestanti hanno fermato i passeggeri provenienti dalla Cina, dove vige la censura sulla contestazione governativa, per spiegare le loro ragioni. Nelle ultime settimane milioni di cittadini hanno espresso il loro dissenso contro la legge sull’estradizione: due milioni nella sola manifestazione, la più imponente, del 16 giugno scorso.

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