Esattamente 25 anni dopo la storia si ripete, nella speranza che l’epilogo sia diametralmente opposto. Il 2 luglio 1994 il difensore colombiano Andres Escobar venne ucciso da alcuni sicari legati ai narcos: la sua colpa era quella di aver causato l’eliminazione della nazionale di Maturana dai mondiali statunitensi con l’autogol costato la sconfitta contro gli Stati Uniti. Oggi, a distanza di un quarto di secolo, Williamo Tesillo sta rivivendo sulla sua pelle quei momenti: il centrale di difesa ha sbagliato il rigore decisivo nei quarti di finale di Coppa America contro il Cile. Dal giorno dell’eliminazione, il calciatore teme per la sua vita. A lanciare l’allarme la moglie di Tesillo, Daniela Mejia, che ha pubblicato sui social le minacce arrivate da internet e dai social network. Tra i vari commenti, correlati di insulti, una minaccia: “Spero possa finire come Andres Escobar“.

“Sì, mi vogliono morto. Sui social mi hanno scritto di tutto” ha dichiarato il difensore. “Ho paura. Hanno minacciato anche me e i nostri figli. Potrei passare tutto il giorno a pubblicare tutte le intimidazioni che ci hanno scritto” ha aggiunto la moglie.  Tesillo, 29 anni, attualmente giocatore del Santa Fè, in carriera ha sempre militato nel campionato colombiano, prima col Deportes Quindio e successivamente all’Atletico Junior Barranquilla prima del passaggio al Santa Fè nel 2016. Ora il rigore sbagliato e le minacce di morte, a 25 esatti dall’omicidio di Andres Escobar.

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Andrés Escobar, 25 anni fa l’autogol che fece scoprire al mondo i legami tra il calcio colombiano e i cartelli della droga

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