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Sea Watch, chi è Carola Rackete, la capitana che ha forzato il blocco italiano

Laureata in conservazione ambientale, ha lavorato con Greenpeace e istituti oceanografici, pilotando navi dal Polo Nord al mare Glaciale Artico. "Sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Ho sentito un obbligo morale aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità"
Sea Watch, chi è Carola Rackete, la capitana che ha forzato il blocco italiano
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Ha deciso di forzare il blocco italiano per portare i 42 migranti salvati dalla Sea Watch in Italia. Carola Rackete, è lei la capitana della nave della ong che ha ignorato l’alt della Guardia di finanza per proseguire in direzione di Lampedusa. Rackete, tedesca di 31 anni, rischia un’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, una multa e la confisca della Sea Watch. “So cosa rischio”, ha detto, “ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.

Nei giorni scorsi, la capitana ha denunciato la situazione di panico che regnava tra i migranti: “Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più. Si sentono in prigione”, ha riferito Rackete. Questa comunque, non è la prima volta che affronta una crisi del genere. Volontaria sulla Sea Watch dal 2016, è considerata una veterana. All’inizio era responsabile dei contatti con “Moonmbird” e “Colibrì”, gli aerei di ricognizione della nave.

Al Sole 24 Ore ha raccontato di avere avuto una vita facile: “Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”. Dopo essersi laureata in conservazione ambientale alla Edge Hill University con una tesi sugli albatros, è stata timoniere di una nave rompighiaccio nel Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi. Poi, scrive Il Sole 24 Ore, è stata ufficiale di navigazione per l’Alfred Wegener Institute per due anni. A 25 anni ha iniziato a lavorare con Greenpeace come secondo ufficiale, pilotando navi tra le isole Svalbard e il mare Glaciale Artico.

Per la capitana, la vita delle persone che ha recuperato in mare “viene prima di qualsiasi gioco politico e incriminazione“. Anche se, ha detto, “non bisognava arrivare a questo punto”. L’Italia, ha sostenuto, l’ha costretta a tenere i migranti “ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa”. Sull’idea del ministro dell’Interno Matteo Salvini di portare la nave in Olanda, visto che batte bandiere olandese, ha risposto: “È ridicolo, bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora. Siamo circondati dall’indifferenza dei governi nazionali”. E se potesse parlare con Salvini, gli direbbe “che l’importanza della vita umana è un valore ereditato dai grandi pensatori greci e romani e non dovrebbe farci sopra i suoi giochi politici”.

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