Televisione

Che ci faccio qui, Sammy Basso: “L’ironia salverà il mondo”. E il programma di Iannacone si conferma uno dei fiori all’occhiello di RaiTre

Venti minuti o poco meno di grande intensità, senza eccessi da drammaturgia di quarta fila. Con grazia e leggerezza, Iannacone, giornalista e conduttore sempre a fuoco, ha portato a casa un ritratto forse inedito di Basso

di Claudia Rossi

Sospeso a metà strada tra una mente giovane e un corpo già vecchio“. È così che vive Sammy Basso a causa della sua malattia, la progeria o Sindrome di Hutchinson-Gilford. Un nome tirchio di suggerimenti che aiutino a capire qualcosa di più, come lo sono quelli di quasi tutte le patologie rare: deriva dal greco e significa “prematuramente vecchio”. È una malattia genetica caratterizzata dalla comparsa di un invecchiamento precoce, colpisce un bambino ogni 8 milioni di nati.

Domenico Iannacone ha ospitato Sammy nella puntata del 12 giugno del suo “Che ci faccio qui“, su RaiTre. Venti minuti o poco meno di grande intensità, senza eccessi da drammaturgia di quarta fila. Con grazia e leggerezza, Iannacone, giornalista e conduttore sempre a fuoco, ha portato a casa un ritratto forse inedito di Basso: “Il tempo – spiega il 23enne Sammy – ci è stato dato. Non sappiamo quanto, sappiamo che però finisce e dunque dobbiamo sfruttarlo al massimo”.  Sammy spiega la sua malattia: “Porta molti dei problemi che hanno anche le persone anziane. A soffrirne siamo 130 in tutto il mondo, sicuramente ci sono più possibilità di vincere la lotteria“, ride. E poi la scienza, alla quale Basso dice di essere “molto attaccato”, il caso, la probabilità. Se non fosse successo a lui, sarebbe successo a un altro bambino. Ma anche la spiritualità, perché bisogna riuscire a trovare un senso nel male.

Ti piace questa tua dimensione, consapevole?“, chiede Iannacone. “Ho avuto modo di fare tante cose, tante esperienze legate anche alla malattia”. La tranquillità dei modi e dei toni di entrambi i conversatori filtra dal video e mentre Sammy racconta di come i suoi genitori, nonostante il “trambusto” iniziale, abbiano deciso di lottare, di comunicare, di far conoscere la malattia e lo abbiano cresciuto come una persona normale, è proprio la normalità quella che lo spettatore vede. “L’ironia salverà il mondo. Bisogna avere un po’ di leggerezza. Quando si riesce a ridere delle cose vuol dire che si è capito bene cosa sono”. Ad ascoltare Sammy ci sente un po’ cretini, o forse molto cretini. Fortuna che la chiacchierata torna a catalizzare l’attenzione.

Per una volta è bene non parlare di share (anche se i dati sarebbero buoni), perché in questa come nelle altre puntate di “Che ci faccio qui” quel che più conta è la capacità di portare sullo schermo storie e reportage, in venti minuti, che catturano lo spettatore. L’ennesimo programma che conferma la capacità di RaiTre di fare intrattenimento e informazione di qualità e di rimanere fedele alla vocazione del servizio pubblico. Domenico Iannacone difficilmente delude. “Credo che l’amore sia la cosa più bella che ci sia – dice Basso, che stavolta ha la voce rotta e che non ha mai avuto fidanzate – vedo coppie che si amano moltissimo, con tutta la loro forza, e dev’essere bellissimo”. Il racconto di Sammy si chiude con i suoi viaggi. “Che ci faccio qui?” è il titolo di un libro di Bruce Chatwin. Saggi e racconti della sua vita, un punto su quello che è stata l’intera opera dello scrittore, che mai per un attimo ha abbandonato la capacità di stupirsi.

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