Se vi fate un giro per il web troverete milioni di meme motivazionali e frasi fatte da mental coach che potremmo sintetizzare in: “Dimenticati il passato, conta solo il futuro”. È una sorta di mantra della nostra nuova epoca. A conti fatti ci stiamo quasi riuscendo. Eppure, se essere proiettati in avanti è una buona abitudine per progredire, cancellare ciò che c’era di buono ci rende più poveri. Poveri economicamente perché poveri di conoscenze pratiche e saggezza tipica di chi ha vissuto di niente, di guerra, di fame. Quelli che non avevano nessuna forma di assistenzialismo a supporto e quindi a sé dovevano pensare da soli.

Così, era facile vedere una massaia, che al massimo aveva fatto le elementari, mettere da parte i pochi soldi che racimolava il marito per una progettualità ben organizzata in barattoli di vetro: corredo figlia e fortezza (eventuali malattie o eventi tragici).

È paradossale ma quella donna aveva una consapevolezza finanziaria molto più solida rispetto a quella che oggi appartiene a gran parte degli italiani. Gran parte degli italiani non ha idea di come gestire il proprio reddito, soddisfare i consumi e mettere da parte dei risparmi. Come si fa se di finanza non ne capisci nulla? Nemmeno ci si prova, è troppo difficile.

Nel mio ultimo post su queste pagine vi ho parlato di consapevolezza finanziaria, contrapponendola all’educazione finanziaria. Bene, se c’è una cosa che dobbiamo recuperare da quel passato è la consapevolezza finanziaria, non l’educazione. Se su una determinata materia siamo in ritardo non possiamo cimentarci a capofitto sui concetti più complessi di essa perché potremmo non cavarne niente. Se vogliamo avvicinarci a qualcosa dobbiamo partire dal semplice. Non abbiamo più alibi e siamo corresponsabili se non reagiamo per iniziare un percorso di consapevolezza.

Partiamo da quattro semplici formule macroeconomiche. Semplificando ed estremizzando potremmo dire che il grosso è tutto lì

La prima: R = C + Rs
In questa equazione c’è tutta la vostra capacità decisionale in merito alle problematiche finanziare, o almeno qui dovrebbe essere. Le famiglie ottengono un reddito (R) che in parte viene utilizzato per l’acquisto di beni e servizi, cioè i consumi (C), e in parte accantonato a scopo prudenziale come risparmio (Rs). In pratica quello che guadagniamo (R) lo spendiamo per le nostre esigenze (C) oppure lo risparmiamo (Rs). 

Facile no? Non sempre perché la seconda formula ci ricorda che: R < C
Capita spesso che le spese per i consumi siano effettuate prima che il reddito sia disponibile sul proprio conto. In questo caso, il reddito (R) è minore (<) delle spese per i consumi (C). Un lavoratore dipendente incassa lo stipendio il giorno 27 e non riesce ad arrivare a fine mese, nel senso che, ad esempio, dal giorno 15 ha finito tutti i suoi soldi. Che fa a quel punto, non mangia più? Non mette più la benzina nell’auto? No! In tal caso, ricorre alle forme di credito al consumo, ovvero quei finanziamenti (tra cui la carta di credito) alle persone fisiche o alle famiglie per sostenere i consumi o rateizzare, rimandare, i pagamenti. Il credito al consumo serve a questo, non per sostenere investimenti ma per finanziare le spese correnti delle famiglie. E’ una sorta di anticipo dello stipendio che deve arrivare. Ma capita anche, per chi non ha un reddito fisso, che senza alcuna programmazione si spenda in consumi più di quanto si incassi dall’attività professionale o imprenditoriale. Ahiahiahiahi!! Forse fare un piccolo budget familiare sarebbe utile prima di piangere lacrime di coccodrillo!

Ci siete fin qui?

Andiamo avanti, alla terza: Rs = Af + Ar (I)
Il risparmio (Rs) può avere due destinazioni, a parte il semplice deposito in banca:
1. Attività finanziarie (Af), se serve all’acquisto di azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari.
2. Attività reali (Ar), anche conosciute come investimenti (I), se serve all’acquisto di beni durevoli (anche detti a fecondità ripetuta, cioè che possono essere usati a più volte per soddisfare un bisogno) come case, opifici, televisori, auto, macchinari, eccetera. Ma cosa succede se non ho risparmio sufficiente per acquistare beni durevoli?

Ecco quindi l’ultima regola: I = (Rs-Af) + P

Gli investimenti (I) li potrete quindi effettuare solo tramite prestito bancario (P). 

Adesso abbiamo finito. Si tratta di quattro semplici formule. Stampate queste formule su un foglio A3, incorniciatelo e appendetelo alle pareti di casa vostra o del vostro ufficio al posto dei mantra dei mental coach. Memorizzatele e guardatele ogni volta che dovete prendere una decisione finanziaria. Non vi servirà altro, o quasi!

Articolo Precedente

Lettera Ue, Tria invia il documento a Bruxelles. Via riferimenti a risparmi su welfare, reddito cittadinanza e quota 100 – IL TESTO

next