E a proposito. Che fine ha fatto la proposta di legge depositata in Senato dal neo tesoriere Luigi Zanda, indicato proprio da Zingaretti, per adeguare “il trattamento economico dei membri del Parlamento a quello dei parlamentari europei” (leggi: aumentare le indennità dei parlamentari)? Dopo le polemiche è stata ritirata, ma Zingaretti, dal nulla, ha fatto il numero da circo: l’ha difesa in diretta tv. “Se le indennità sono troppo basse, alla fine la politica la fanno solo i ricchi”. Ottimo. Dall’altra parte, mi si potrebbe obiettare, il “nuovo” Pd ha presentato dieci giorni fa una proposta di legge sulla giusta retribuzione. Peccato, però, che ci sia un altro partito che ne parla da anni e il cui disegno di legge è già arrivato in Parlamento a inizio febbraio (non fa nulla se alcuni giornali titolano “Il Pd sfida il M5s sul salario minimo”). Insomma, meglio tardi che mai, però…

Per restare tra Camera e Senato, poi, abbiamo altri due capolavori. Il ddl sul voto di scambio politico-mafioso è diventato legge, eppure il Pd è riuscito a votare contro insieme a Forza Italia. Pietro Grasso, tanto per tirare in ballo un nome significativo, seppur critico ha votato a favore.

Stesso discorso per l’ok in prima lettura al disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari: voto contrario del Pd (Forza Italia, più furba, ha invece detto sì) con Roberto Giachetti che si è spinto addirittura a dire che “è una cazzata”. Vale la pena ricordare che tra i Paesi con più di 50 milioni di abitanti, l’Italia è seconda solo al Regno Unito nel rapporto tra cittadini per parlamentare, con uno ogni 63mila persone (il Regno Unito, tuttavia, ha i 792 membri della Camera dei Lord che non vengono eletti e non hanno una retribuzione fissa). Qualche esempio: la Francia ne ha uno ogni 70mila, il Giappone uno ogni 180mila e gli Stati Uniti, addirittura, uno ogni 600mila. Per chiarire: non sto dicendo che il caso degli States sia il migliore, anche perché in medio stat virtus. Checché ne pensi Giachetti.

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